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INCONTRO DI FILIPPO CON L’EUNUCO

(At 8,26-40).

IL VANGELO AI CONFINI

 

I - Andiamo al testo

Il racconto è costruito intorno alla citazione dal libro di Isaia dove parla del Servo sofferente: 

 26-28 Introduzione e presentazione dei personaggi
            29 incontro provocato dallo Spirito

                  30-31 dialogo sul testo di Isaia

                             32-33 citazione di Isaia 53, 7c-8c

                  34-35 dialogo sull'interpretazione di Isaia

            36-38 Battesimo dell’ Eunuco

39-40 Finale: separazione dei personaggi

 1 - Individuare i personaggi coinvolti in questa storia:
• Quanti sono i personaggi in scena?
• Chi è il personaggio principale dell'azione?
• Chi tiene le fila e attraverso quale attività ?
• Chi è il beneficiario e che doni riceve?

 2 – “Leggere e capire”: è sufficiente leggere le Scritture per capire? Da dove può giungere l’illuminazione: solo da una spiegazione del testo o da qualcos’altro?

 3 - Si propone di accostare questo racconto con quello di Emmaus in Luca 24, 13-35. Notare le somiglianze e le differenze. Questo parallelismo cosa ci fa capire dei discepoli di Gesù? E sullo stesso Gesù? E su come annunciare il Vangelo?

 II. Domande per attualizzare

1 - "Vai avanti e raggiungi quel carro": ci è capitato di percepire un comando/invito di Dio che assomigli un po’ a quello? Qual è il ruolo dei laici nella nostra chiesa attuale soprattutto per portare il Vangelo “oltre i confini dei soliti praticanti”, oltre il confine di semplici “soggetti passivi”, oltre i “confini clericali”? 

2 - "Capisci quello che leggi? ": i nostri incontri biblici ci sembrano fruttuosi, anzi indispensabili, per ricevere la Parola di Dio dalla Scrittura? Quale legame reciproco si crea tra la Scrittura, Cristo e la nostra vita?

 III. Per leggere…

"Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra": che ne è del programma annunciato da Gesù all'inizio del libro degli Atti (1, 8)? Fino ad ora (1-7), non è uscito da Gerusalemme. E' la persecuzione scatenata contro gli ellenisti del movimento di Stefano che spinge i depositari della Buona Notizia fuori della città santa, anche al di fuori della Giudea, verso nuovi confini. Con gli "atti di Filippo" (At 8), il racconto di Luca accelera il movimento del Vangelo, ma senza dare ancora la massima accelerazione che riceverà dall’opera di Pietro e in seguito di Paolo. Filippo è "uno dei Sette", istituiti dagli apostoli per gestire la cassa della condivisione. Filippo, come Stefano, non si limita a questo servizio. Lo troviamo ben presto nel ruolo di missionario. In Samaria innanzitutto. Poi sulla strada di Gaza. Infine, nella pianura costiera fino alla città di Cesarea, residenza del governatore romano, fortemente ellenizzata.  In questo contesto, Luca riporta due episodi che hanno in comune il fatto che coinvolgono gli emarginati del giudaismo: i samaritani da un lato  (8,5-25), e dall’altra (8, 26-40), un pellegrino etiope, rappresentante dei popoli ai confini del mondo, secondo le conoscenze geografiche di allora, e che, per di più, è un eunuco, con tutto il disprezzo che circondava la sua persona nella mentalità corrente. Con loro il vangelo varca già delle soglie. 
Consigliamo a tutti di prendersi il piacere di leggere il primo episodio (8, 5-25), che potrebbe essere intitolato: Filippo tra i Samaritani e con Simon il Mago. Perché l’orizzonte della missione qui è costituito dallo scontro tra Evangelo e magia.

Per ora concentreremo la nostra attenzione su Filippo e l'eunuco della regina d'Etiopia (8, 26-40).

Glossario 

* "L'Angelo del Signore", secondo la rappresentazione dell'Oriente antico, c'erano degli "angeli" (servi e inviati dal cielo) che costituivano la "corte divina";  la religione di Israele era impregnata di questa cultura. Ma quando l’antica letteratura biblica parla al singolare di "Angelo di YHWH" (Genesi 16, 7, 22, 11, Es 3, 2), non si tratta di un angelo particolare (Gabriele, Raffaele ...); "Angelo di YHWH" non è diverso dal Signore stesso che si manifesta sulla terra in maniera visibile;  è una sorta di copia del Signore Dio, quando si fa incontrare per guidare la storia o per dare una missione.
* "Candace" non è un nome proprio, ma il nome della funzione della regina-madre del regno chiamato "Etiopia" in epoca romana.
* Etiopia: corrisponde all’ebraico Cus, che designa la Nubia a sud dell'Egitto, al nord del Sudan. Popolo di corporatura, fornitore di schiavi, mercenari e funzionari nelle corti del Medio Oriente. Temuti per la loro forza, gli etiopi (o Cusciti) sono preannunciati anche dai profeti e salmisti come futuri adoratori e pellegrini a Gerusalemme (Sal 68, 32; 87, 4; Sof.3, 10).
* Eunuco:  nelle corti reali c’erano eunuchi che erano preposti all'harem; spesso occupavano una posizione di fiducia. Qui il termine, ripetuto 5 volte (27.34.36.38.39), non sembra banalizzato. Gli eunuchi nell'antichità erano persone spesso disprezzate. In Israele, l'eunuco, privo della benedizione divina per eccellenza quale la fertilità, era escluso dal sacerdozio (Lv 21, 20) e perfino dalla "assemblea del Signore" (Dt 23, 2). Anche se altri due testi sono decisamente più aperti (Isaia 56, 3-5; Sap 3, 14).
* Samaritani: discendenti dell'antico Israele del nord (Samaria), separati dalla comunità ebraica dopo l'esilio (538), per motivi di rivalità politico-religiosa e per la loro mescolanza con etnie diverse; tuttavia, condividevano con gli ebrei la stessa fede in Dio, il Dio dei padri e il Dio di Mosè. Gesù li riabilita (Lc 10, 30, 17,16); secondo Giovanni 4 egli porta all’Evangelo una samaritana e tutto il suo villaggio, preludio alla missione di Filippo. L'unità del popolo di Dio si ricostituisce.
 

IV. Chiavi di lettura

Non basta andare ai confini del mondo; occorre soprattutto incontrare l'uomo. L’Etiope rappresentava - per un lettore degli Atti - un gruppo umano esotico e lontano. Il suo alto rango sociale contrasta con la sua figura di eunuco, malvisto dall’opinione pubblica. Questo contrasto non dovrebbe essere privo di significato per la sua somiglianza con la figura di Cristo, che sarà evocata nella citazione di Isaia (At 8, 32-33). Non è un simbolo di umanità "mutilata" e senza futuro? Qual era il suo preciso rapporto con la comunità ebraica? Luca non è chiaro al riguardo. Era un giudeo della diaspora? Un proselito o un adoratore di Dio? Senz’altro sappiamo che sta tornando da un pellegrinaggio a Gerusalemme, ha in mano un rotolo delle Scritture che sta leggendo ad alta voce. Luca contestualizza questo racconto in un itinerario in cui l’evangelo comincia a varcare la soglia del giudaismo; tanto è vero che la Samaria era già stata visitata. Ma Luca non vuole anticipare troppo sull’iniziativa di Pietro: il lettore troverà la storia di Cornelio nel cap. 10 sentendo parlare del battesimo di un non-giudeo. E Filippo anticipa i tempi. Con questo incontro il Vangelo ha già raggiunto i confini della terra. Raggiunge i "confini" là dove c’è "l’uomo", cioè ad un livello più radicale delle semplici distinzioni etniche o religiose, là dove l'uomo si confronta con i propri limiti: benchè eunuco, può essere amato da Dio (Is 56, 3-5)? Ma in realtà, chi è veramente "pellegrino" in questo caso: solo l’eunuco? O anche Filippo nei suoi spostamenti? Non ha fatto anche lui una deviazione a sud partendo da Samaria prima di tornare molto più a nord a Cesarea? Occorreva questo viaggio e questo incontro per vedere la missione in modo diverso ...

1- Il cammino
In questo episodio non si smette mai di camminare e di muoversi (vv. 26.27.30.36.39.46). Cammino, corsa, stop del carro, discesa nell’acqua, rapimento da parte dello Spirito del Signore, ripresa del cammino della missione  da parte di Filippo, continuazione del cammino di ritorno da parte dell'eunuco. Ma, cammin facendo, si apre un'altra strada, quella dell’interpretazione delle Scritture: «Chi mi indicherà la strada per capire cosa leggo?» chiede l'eunuco a Filippo. Il percorso qui diventa cammino di dialogo, diventa "strada di Emmaus". Il racconto degli Atti è strettamente parallelo a quello dei pellegrini di Emmaus nel Vangelo (Luca 24). Ma qui non è direttamente Gesù che raggiunge i discepoli, ma lo fa attraverso Filippo. I discepoli di Emmaus non capiscono quello che è successo a Gesù. L'eunuco non capisce il testo di Isaia sul Servo sofferente. Gesù da una parte, Filippo dall’altra, stabiliscono la relazione tra l'evento e il testo della Scrittura. Ma mentre Gesù parte dall'evento che i discepoli non capiscono (la morte di Gesù), Filippo parte dal testo che l'eunuco non capiva: «di chi parla il profeta? di se stesso o di un altro?» Il cammino fatto insieme conduce in un luogo dove, in ambedue i racconti, è celebrato un gesto simbolico che esprime il dono di Cristo pasquale: a Emmaus la frazione del pane,  sulla strada di Gaza il battesimo. Appena il pane è spezzato a Emmaus, Cristo scompare davanti ai loro occhi. Appena l'eunuco è battezzato, Filippo è portato via e non lo vede più. Ma invece di tornare a Gerusalemme, come i compagni di Emmaus, l’eunuco continua la sua strada verso la lontana Etiopia. Lui non ha cambiato strada, ma ha cambiato la lettura del suo cammino di fede. La sua gioia esprime la salvezza che ha illuminato la sua vita. E' straordinario vedere qui un discepolo qualsiasi come Filippo ricoprire lo stesso ruolo di Gesù nell'episodio di Emmaus: farsi compagno di umanità, interrogare, interpretare, celebrare, trasformare. La lettura in parallelo dei due racconti ci mostra il Risorto presente e attivo attraverso i suoi discepoli.

2- Lo Spirito.
"Filippo l'evangelizzatore" (euanghellistou At 21, 8) risulta qui più guidato di quanto non guidi. Chi programma, chi lo sradica, chi lo fa iniziare e terminare, è il Signore, prima sotto la figura divina dell '"Angelo del Signore', poi sotto quella della "Spirito". "L'angelo del Signore" interviene per ordinargli di andare verso sud, sulla strada da Gerusalemme a Gaza, specificando che è "deserta";  se Filippo incontrerà qualcuno, sarà in realtà l'effetto della divina provvidenza. «Va in un luogo deserto; là io ti darò qualcuno con cui parlare». Filippo obbedisce. Poi, come fa l’allenatore in una partita, il narratore fa una sostituzione in campo e al posto dell’angelo manda lo Spirito. La caratteristica di questa persona divina, in Atti, è quella di dare impulso alla missione, di determinare i quando e i come (Luca 4, 14,18, Atti 1, 8, 16, 6-10, 20, 22). E' di far incontrare al momento giusto (Lc 2, 27), spesso con incontri inaspettati e audaci (At 10, 19, 11, 12). Filippo riceve l’ordine dallo Spirito di "andarsi ad incollare" a questo carro sulla strada di Gaza, senza sapere in anticipo che sta succedendo né quello che dovrà dire e fare.
L'eunuco sta leggendo il passo della Scrittura che annuncia il Servo sofferente. Questo è esattamente ciò che consente a Filippo di annunciargli "la buona notizia di Gesù". Poi "ecco dell'acqua", provvidenziale: "Cosa mi impedisce di essere battezzato?" Infine, dopo il battesimo," lo Spirito del Signore" prende Filippo, lo trasporta  (non si sa come) ad Azoto (= l’attuale città di Asdod), sulla costa mediterranea, da cui attraversa varie città fino a Cesarea. "E l'eunuco non lo vide più, ma continuò con gioia il suo cammino". Il racconto è simile alla assunzione in cielo di Elia (2 Re 2, 12), e a quella di Gesù, nel giorno dell’Ascensione (At 1, 9). L'eunuco e Filippo si sono incontrati là dove si doveva, a fare ciò che si doveva. Il nostro racconto potrebbe essere riassunto così: che stupenda regia divina si mobilita intorno a una semplice conversazione!

3 – La Scrittura
1 - Scrittura e  Parola.

La Scrittura (27.30.31.32.34.35) occupa il centro di questa conversazione. L'eunuco "leggeva". Ma, "comprendi ciò che stai leggendo? "(Letteralmente andrebbe tradotto dal greco: "riconosci ciò che conosci?"). L'interpretazione è sempre una rilettura. L'eunuco ammette di aver bisogno di confrontare la propria lettura con quella di un altro in grado di guidarlo. Gli interlocutori si avvicinano, seduti fianco a fianco. L'eunuco stava leggendo solo. Ora, la Scrittura diventa luogo di parola e di scambio. Ridiventa il luogo della Parola che ne era già la fonte: "Ti prego, di chi parla il profeta? Di se stesso o di un altro?". Lo scritto suggerisce l’esperienza di qualcuno. E se questo altro fossi tu? Non è detto, ma potrebbe essere. Allora Filippo "aprì la bocca" circa "l'Agnello che non aprì bocca". La sua risposta non è una spiegazione del testo, ma dal testo, una buona notizia compiuta nella persona di Gesù, e che lo riguarda, perché egli potrebbe riconoscervi la sua chiamata.

2 - La Scrittura e la Pasqua di Cristo.
La persona di Gesù nel suo mistero pasquale è diventata la chiave di lettura di tutte le Scritture ricevute da Israele: Torah, Profeti e Salmi (Lc 24, 27, Atti 26: 22-23). Questo è ciò che fa Filippo a partire da questa Scrittura: un brano tratto dal libro di Isaia sul Servo sofferente (Isaia 52,13-53, 12). La domanda posta dal l'eunuco "il Profeta di chi parla? di se stesso o di un altro?" era già una questione aperta della comunità giudaica. Di solito si dava una interpretazione collettiva: Israele tra le nazioni era il servo del Signore, condannato a umiliazioni e sofferenze, ma Dio lo riabiliterà. I cristiani l’hanno riferita a Gesù Cristo.
E' una pietra miliare nella comprensione del mistero pasquale. Ha illuminato gli occhi dei discepoli, consentendo loro di comprendere l'evento sconvolgente della croce. Perde la sua natura scandalosa trovandola integrata in un piano di Dio. Il servo non ha sofferto per i propri peccati, ma per il suo popolo e per le moltitudini umane. La sua passione è stata cammino verso la gloria (Lc 24, 26).

3 - La Scrittura e il lettore
Ma non c'è rilettura della Scrittura che non coinvolga personalmente il lettore. Non è assurdo ipotizzare che il destino del Servo, quello di Gesù e anche quello dell’eunuco etiope si assomigliano e si illuminano reciprocamente. Quando l'eunuco dice: "La sua discendenza, chi la racconterà?" può non pensare al suo status di uomo sterile, privo di figli? E’ dunque in quanto uomo umiliato, esposto allo scherno, senza futuro oltre la morte, che lui si può riconoscere sia nella situazione di Gesù come in quella del Servo. Ma non per restarne vittima: il Battesimo gli apre un vero futuro, lo inserisce nella fraternità di Cristo, e può continuare con gioia nel suo cammino.

4- Il Battesimo.
Lo Spirito pone una pietra miliare sulla strada verso il grande sud. Un etiope vi ritorna da battezzato. Tuttavia non ci troviamo davanti alla fondazione di una comunità e neppure all'integrazione in una comunità ecclesiale. Il battesimo dell’eunuco si celebra nella più stretta intimità fuori da ogni relazione comunitaria. Si potrebbe dire che Luca è interessato qui in primo luogo all’ «individuo», in quanto straniero, pellegrino, un uomo di colore, altolocato ma umiliato nella carne ...
L'incontro con Filippo gli offre di poter «capire» quello che ha «letto», ma anche di interpretare il libro della sua vita e di continuare in modo diverso il cammino che lo porta a casa: nella gioia del battesimo (8, 39). E' questa trasformazione interiore e personale dell'esistenza umana a contatto con il Vangelo, che spicca nella gioia, ed è una dimensione essenziale della salvezza cristiana (At 8, 8, 13, 48, 16, 34; cf Lc 19,6).

 V- Per andare più lontano
Il fascino della magia
(Atti 8,5-25)

Le divisioni tra giudei e samaritani sono superate. Questo è l'essenziale del prossimo racconto, incorniciato tra Filippo che annuncia Cristo "nella" città "(oppure: in "una città ") di Samaria (8, 5) e gli apostoli Pietro e Giovanni che, al ritorno dalla loro visita, «annunciavano il Vangelo in molti villaggi dei Samaritani» (8, 25). Ma questo racconto si intreccia con la storia di uno scontro tra Filippo e Simon Mago. Il mondo Samaritano era coinvolto in una sfida tra il Vangelo e alcune correnti della religiosità popolare molto seducenti. Questo confronto si ripeterà negli Atti sotto altre forme (13, 6-12, 14, 8-20, 16, 16-18, 19, 11-17) Si avverte il rischio del cristianesimo nascente di restare vittima di una forza magica e di una manifestazione del divino, molto attraenti in un mondo che ha sete del religioso e del meraviglioso che i culti ufficiali e la religione tradizionale trascurava.

La nostra storia ha due atti.

Atto 1°: Filippo e Simone (8, 5-13).
Il successo di Filippo con la folla, dopo l'annuncio di Cristo accompagnato da "segni" (esorcismi e guarigioni), attira  l'attenzione di Simone;  prima era lui che attirava le folle con la magia; ora ai trova di fronte a un concorrente; allora si chiede se per caso non possa usare quei poteri a proprio vantaggio (come mostrato nella prossima scena con il "patto" proposto agli apostoli, cfr. 8, 18-19 ). Simone esercita la magia fregiandosi del titolo di "potenza di Dio, il Grande"; cioè si presenta come una manifestazione della divinità. Il racconto offre spunti per togliere di mezzo l’ambiguità. Simone può fare gli stessi segni di Filippo, ma lo spirito non è lo stesso. Filippo non annuncia se stesso, ma Cristo; egli offre un programma: il Regno di Dio. Fa grandi cose (8, 13), ma non si equipara al Potere Divino (8, 9-10). Non manda in visibilio le persone, non esercita alcun fascino alienante; libera e guarisce (8, 7), provoca l'adesione di uomini e donne (8, 12). Crea gioia (8, 8), non solo meraviglia. Simone il seduttore viene sedotto, a sua volta, "credette e fu battezzato ....". Sale sul carro del vincitore. Ma il seguito della storia smaschererà l’ambiguità di questa conversione. Segue Filippo inseguendone solo la straordinarietà dei segni  (8, 13) mentre la folla unanime seguiva Filippo per i suoi insegnamenti (8, 6). I segni del discernimento sono dunque quelli dell’ascolto della Parola e dell’insegnamento, e non solo la visione dei prodigi; altro segno è il decentramento da sé da parte del predicatore, invece di rivendicare un proprio potere personale (cf.14, 14 - 15). Il riferimento decisivo è la persona di Gesù Cristo e il Regno di Dio.

Atto 2°: Gli apostoli e Simone (8, 14-25).
La notizia della accoglienza della Parola di Dio da parte dei Samaritani provoca una visita della Chiesa di Gerusalemme: la comunità ne aveva affidato l’incarico a Pietro e Giovanni. Non si tratta di un’ispezione, ma di una ratifica: il battesimo, per sua natura, richiede il dono dello Spirito Santo (cfr 2, 38, 10, 47, 19, 1-7), ed è ciò che fanno gli apostoli, dopo averlo implorato  nella preghiera. Da qui sorge lo scontro con Simone. Il mago vuole comprare il potere di conferire lo Spirito. Fraintendimento radicale: comprare il dono! Simone riceve un aspro rimprovero dagli apostoli e allora li prega di intercedere per lui. Il racconto non dice se lo hanno fatto. Sta di fatto che nasce da qui la valorizzazione di un altro criterio di autenticità religiosa: la gratuità del Vangelo.