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24 marzo: giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri
ARTIGIANI DI PACE
(da MISSIONI CONSOLATA marzo 2007)

Come di consueto alla fine del­l'anno l'Agenzia Fides pubbli­ca l'elenco degli operatori pa­storali che hanno perso lo vita in mo­do violento nel corso del 2006. Secondo le informazioni in nostro possesso, nel 2006 sono stati uccisi 24 tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici, uno in meno rispetto all'anno precedente.

I corpi di alcuni di loro sono stati tro­vati ore o giorni dopo il decesso, spesso vittime - almeno in apparenza - di aggressioni, rapine e furti perpe­trati in contesti sociali di particolare violenza, degrado umano e povertà, che questi «artigiani di pace» cerca­vano di alleviare con lo loro presen­za e lo loro opera.

Non usiamo volutamente il termine «martiri», per non entrare minimamen­te in merito al giudizio che lo chiesa potrà eventualmente dare di loro, e anche per lo scarsità di notizie che, nella maggior parte dei casi, si riesce a raccogliere sulla loro vita e perfino sulle circostanze della loro morte. Li proponiamo comunque al ricordo e al suffragio di tutti, proprio perché il loro sacrificio, ben noto a Dio, non sia dimenticato neanche dagli uomi­ni, e per il tributo che hanno dato alla crescita della chiesa in ogni parte del mondo, al servizio della promozione umana e dell' evangelizzazione. Come ha sottolineato il santo padre Benedetto XVI, ricordando alla pre­ghiera dell' Angelus del 24 settembre proprio una di queste missionarie uc­cise, suor Leonella Sgorbati, tanti cri­stiani «con umiltà e nel silenzio, spen­dono lo vita al servizio degli altri a causa del Signore Gesù, operando concretamente come servi dell' amore e perciò "artigiani" di pace. Ad alcu­ni è chiesta talora lo suprema testimo­nianza del sangue... Non c'è dubbio che seguire Cristo è difficile, ma, co­me egli dice, solo chi perde lo pro­pria vita per causa sua e del vangelo lo salverà (cfr Mc 8,35), dando senso pieno alla propria esistenza. Non esi­ste altra strada per essere suoi disce­poli, non c'è altra strada per testimo­niare il suo amore e tendere alla per­fezione evangelica».

Riguardo ai continenti dove sono state registrate il maggior nume­ro di vittime, figura al primo po­sto l'Africa, che ha visto lo morte vio­lenta di 9 sacerdoti, una religiosa e u­na volontaria laica. la nazione con il maggior numero di sacerdoti uccisi è il Kenya, con 3 sacerdoti morti violen­temente, cui fa seguito lo Nigeria, con 2 sacerdoti uccisi. l'unica religiosa uc­cisa in Africa è suor Leonella Sgorba­ti, missionaria della Consolata, uccisa a Mogadiscio (Somalia), mentre la vo­lontaria laica, di nazionalità porto­ghese, è stata uccisa in Mozambico. Il secondo continente per numero di vittime del 2006 è l'America, dove so­no stati uccisi 6 sacerdoti, una religio­sa e un laico, cooperatore salesiano. Il Brasile è lo nazione in cui lo chiesa ha pagato un duplice tributo di san­gue. Tra le vittime in questo continente si conta anche una religiosa statuni­tense, impegnata nel reinserimento so­ciale degli ex detenuti, che proprio da uno di loro è stata uccisa, e un laico, cooperatore salesiano, ucciso in Gua­temala, molto probabilmente per non essersi piegato a ricatti e corruzioni. l'Asia è stata bagnata dal sangue di 2 sacerdoti, una religiosa e un laico. In India sono stati uccisi un parroco e un laico, mentre ad Ambon, nelle Mo­lucche, teatro negli ultimi anni di san­guinosi scontri e violenze, è stata uc­cisa una religiosa. Ad essi va aggiun­to il nome di don Andrea Santoro, missionario Fidei donum in Turchia, ucciso a Trabzon mentre era in pre­ghiera nella sua chiesa. Anche l'Oceania ha versato il suo contributo di sangue alla causa del vangelo con un religioso dei Fatebe­nefratelli, ucciso a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea.

A questo elenco provvisorio de­ve comunque essere aggiunta la lunga lista dei tanti «militi i­gnoti della fede», di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con lo vita la loro fede in Cristo. «Penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla sede di Pietro senza cedere a com­promessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la chiesa ne ammira l'esempio e prega perché es­si abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento».

 

PADRE EUE KOMA, della Compa­gnia di Gesù, di nazionalità bu­rundese, è stato ucciso nella capitale, Bujumbura, lo sera di sabato 4 feb­braio 2006. Il gesuita, 59 anni, pas­sava in automobile nei pressi di un bar sulla strada principale dove un gruppo di uomini armati aveva aper­to il fuoco contro un maggiore delle Forze nazionali di difesa del Burundi, Ruguraguza, e sua moglie. Padre Ko­ma sarebbe stato ucciso per elimina­re un possibile testimone del delitto: l'auto su cui viaggiava è stata infatti fermata sparando alle gomme, quindi il sacerdote è stato ucciso con cinque proiettili alla schiena.

Prete dal 1980, era stimato e benvo­luto da tutti, molto attivo soprattutto nella pastorale e direzione di esercizi spirituali per gli istituti religiosi femmi­nili autoctoni e movimenti mariani: da 3 anni era parroco in uno dei quartie­ri più poveri di Bujumbura.

 

PADRE JOSÉ ALFONSO MOREIRA, della congregazione dello Spirito Santo (Spiritani), di nazionalità porto­ghese, ucciso il 9 febbraio 2006 nel­la sua residenza a Bailundo (Angola). Il missionario, 80 anni, di cui 40 tra­scorsi a Bailundo, è stato ucciso con 7 colpi di arma da fuoco esplosi a di­stanza ravvicinata. Era appena anda­to a dormire quando una quindicina di persone armate, probabilmente banditi, hanno fatto irruzione nella sua camera e lo hanno ucciso senza neanche dargli il tempo di scendere dal letto, quindi hanno messo a soq­quadro lo casa.

Padre Moreira era benvoluto da tutti, ha reso autentica testimonianza di a­more per lo missione anche in tempi difficilissimi. Durante lo guerra civile del 1975-2002, la località della sua missione era stata conquistata dalla guerriglia dell'U.n.i.t.a. (Unione naziona­le per l'indipendenza totale dell'An­gola) e poi dall'esercito di Luanda. Ma Padre Moreira era riuscito sem­pre a conservare lo propria neutra­lità, senza cedere a compromessi con nessuno, per poter annunciare il van­gelo e servire il prossimo nella piena libertà dei Figli di Dio.

 

DON ANDREA SANTORO, sa­cerdote Fidei donum della diocesi di Roma, ucciso a Trab­zon (Turchia) il 5 febbraio 2006, mentre pregava nella chiesa di Sancta Maria Kilisesi. Era nato a Priverno (LT), il 7 set­tembre 1945 e ordinato presbi­tero il 18 ottobre 1970. Dopo aver prestato servizio religioso in diverse comunità parrocchia­li di Roma, nel 2000 era parti­to come missionario Fidei do­num per lo Turchia, stabilendo­si nella località diTrabzon, sul Mar Nero. Nel 2003 aveva fondato l'associazione «Fine­stra per il Medio Oriente»: un gruppo dedicato allo studio, preghiera e dialogo per far in­contrare il mondo occidentale e il Medio Oriente.

 

DON MICHAEL GAJERE, prete nigeriano è stato ucciso da un gruppo di uomini armati a Maiduguri, capitale dello stato di Borno (Nigeria), il 18 febbraio 2006, nel corso di gravi violenze seguite a una manifestazio­ne di protesta iniziata pacificamente. Negli scontri hanno trovato la morte almeno 15 persone, sono state bru­ciate 4 chiese cattoliche, l'abitazione del vescovo, alcune strutture di altre confessioni cristiane e diverse abita­zioni di fedeli cristiani. Ordinato 14 anni fa, era arrivato so­lo da un mese come parroco nella parrocchia di Santa Rita a Bulunkutu, quartiere di Maiduguri. Prima di esse­re ucciso don Michael è riuscito a mettere in salvo gli animatori dei gruppi giovanili della parrocchia.

 

SUOR MARIA YERMINE YAMLEAN, 33 anni, delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, nativa di Arui Das-Ambon (Indonesia), è stata uccisa la mattina del 10 marzo 2006 nella città di Ambon, capitale delle isole Molucche. La religiosa aveva sorpreso un intruso nel convento, forse un ladro, che spaventato l’ha aggredita e colpita con un coltello. La religiosa era molto attiva nella pastorale e nel Movimento carismatico, era membro del Consiglio provinciale della sua congregazione, vicesuperiora della comunità di Ambon e guida della formazione delle aspiranti.

 

PADRE EUSEBIO FERRAO, 61 anni, parroco della chiesa di San Fran­cesco a Macasana, a sud di Goa (In­dia), è stato ucciso nella notte del 18 marzo 2006. I fedeli che lo aspettava­no per la celebrazione della messa mattutina, lo hanno trovato morto nella sua abitazione. Secondo i suoi par­rocchiani padre Ferrao era un uomo pacifico, non aveva nemici. Era impe­gnato nella commissione per la litur­gia della diocesi e serviva la sua co­munità parrocchiale (3.200 fedeli) con zelo e umiltà.

 

MONS. BRUNO BALDACCI, sacer­dote Fidei Donum della diocesi di La Spezia (Italia), 63 anni, è stato

Ritrovato la mattina di giovedì 30 marzo nella sua stanza presso chiesa di Nossa Senhora das Can­deias di cui era parroco, a Vitoria da Conquista, stato di Bahia (Brasile). La segretaria e lo portinaia lo hanno trovato che giaceva sul letto, con eviden­ti segni di percosse, mentre il locale era stato messo a soqquadro. Mons. Baldacci aveva trascorso 42 anni in Brasile ove era giunto seguendo un vescovo missionario: lì era anche stato ordinato sacerdote nel 1968. Negli ultimi tempi si era dedicato in particolare ai poveri ed a strappare i giovani dalla tossicodipendenza.

 

DON LUIS MONTENEGRO, 77 anni, da oltre 30 parroco della Ma­donna del Rosario a la Calera, nei pressi di Cordoba (Argentina), è stato trovato morto la mattina del 12 aprile 2006, ucciso a coltellate nel sonno. Autore del crimine un giovane pregiu­dicato, fermato dalla polizia, che a­veva aggredito il sacerdote probabil­mente a scopo di rapina.

 

SUOR KAREN KUMCZAK, 62 anni, delle Suore di San Giuseppe di Buffalo, è stata uccisa nella città di Buffalo, Stato di New York (Usa), il venerdì santo, 14 aprile 2006. La re­ligiosa aveva dedicato tutta la sua vi­ta ai poveri. Lavorava nella Bissonet­te House, una casa di accoglienza per ex detenuti, che la religiosa aiu­tava a reinserirsi nella società. Pro­prio uno di loro, ospite della casa, l'ha aggredita per rapina e, dopo a­verla uccisa, ha nascosto il corpo in una abitazione abbandonata ad al­cune miglia dalla Bissonette House, dove è stato ritrovato la domenica di pasqua. la religiosa era conosciuta in tutta Buffalo per l'attività a favore dei poveri e della pace, cui aveva dedicato la vita.

 

DON GALGALO BORU, prete kenya­no della parrocchia di Bulesa, nel vicariato apostolico di Isiolo (Kenya), è stato ucciso nel mese di aprile 2006 nella località di Lososia, da alcuni banditi, che hanno assalito il veicolo su cui stava viaggiando, aprendo il fuoco da entrambi i lati della strada. Insieme al sacerdote è morta un'altra persona che viaggiava con lui.

 

DON JORGE PUÑANGO MASCA­RENO è stato trovato morto lu­nedì 24 aprile 2006 a Caracas. Na­to nel 1959 a Barquisimeto, era sta­to ordinato nel 1985. Aveva studiato alla Università Javeriana di Colombia e alla Gregoriana a Ro­ma. Aveva ricoperto il ruolo di do­cente in diverse università e semina­ri. Era stato nominato sottosegretario della Conferenza episcopale vene­zuelana (Cev) nel 2002. In un suo comunicato, la Cev lo descrive come prete «animato dalle beatitudini e­vangeliche e dallo spirito di servizio. la sua morte è accaduta in strane circostanze».

 

DON JOSÉ CARLOS CEARENSE, pre­te diocesano brasiliano di 44 an­ni, è stato trovato ucciso a coltellate, con le mani legate dietro la schiena, nella casa parrocchiale accanto alla chiesa di cui era parroco, a Delta, nello stato di Minas Gerais (Brasile). l'omicidio è avvenuto la sera dell'8 maggio. Il suo corpo è stato trovato la mattina seguente dalla donna delle pulizie. La polizia ha arrestato il suo assassino, un maniaco autore di una serie di omicidi tra la fine di aprile e l'inizio di maggio.

 

DON JUDE KIMELI KIBOR, kenyano, 57 anni, impegnato nella pasto­rale carceraria da 5 anni, è stato uc­ciso 1'11 maggio 2006 nei pressi di Eldoret, mentre stava recandosi a ce­lebrare la messa, apparentemente a scopo di rapina. La sua cartella è sta­ta rubata e la sua automobile è stata ritrovata a 10 chilometri dal luogo del delitto. Don Jude aveva studiato a Springfield (Usa) e contemporanea­mente aveva svolto il ministero sacer­dotale in diverse parrocchie. Era poi tornato nel suo paese di origine, deci­so ad aiutare il suo popolo, consape­vole dei rischi che avrebbe corso.

 

FRA' LUIS ALFONSO HERRERA MO­RENO, francescano colombiano di 46 anni, è stato ucciso a colpi di pie­tra in località Bonda (Colombia). Il re­ligioso era economo del collegio San Luis Beltran, gestito dalla comunità francescana di Santa Marta. Il 28 giugno era salito sulla sua automobile per andare a svolgere alcune com­missioni. Il giorno seguente è stato ri­trovato il suo corpo senza vita. L'uni­co indizio è che sia stato ucciso in un tentativo di rapina.

 

DON JOHN MUTISO KIVAYA, 35 anni, prete kenyano, assistente nella parrocchia di Masinga (Kenya), è stato ucciso a Tala, diocesi di Ma­chakos, la notte del 31 luglio 2006 da alcuni teppisti che hanno fatto irru­zione nel ristorante dove stava consu­mando la cena insieme ad altri due preti. I banditi hanno rapinato i pre­senti del denaro e telefoni e ucciso altri due uomini e ferito tre persone.

 

DON CHIDI OKORIE, 31 anni, nige­riano, ucciso ad Afikpo INigeria) la notte del 4 agosto 2006. E stato

aggredito e pugnalato nella sua abi­tazione presso Sto Mary's Catholic Church. Subito soccorso e trasportato in ospedale, vi è deceduto poco do­po. Probabilmente è stato vittima di ladri che si erano introdotti nell'abita­zione, da cui mancavano denaro e altri beni. Ero stato ordinato nel giu­gno 2004.

 

FRATEL AUGUSTINE TAIWA, 40 anni, dell'Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), ori­ginario della Nuova Britannia orien­tale, è stato colpito a morte nella sera del 28 agosto 2006, nei pressi di Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea. Il missionario è stato aggredito vicino all'Istituto Xavier di Bomana, dove negli ultimi tre anni a­veva ricoperto l'incarico di coordina­tore dei corsi pastorali. Il religioso è stato colpito con una lancia di ac­ciaio mentre stava guidando un fur­gone, a bassa velocità e con il fine­strino abbassato per parlare con i venditori del mercato ambulante. Tre giovani ubriachi lanciavano pietre e altri oggetti contro le macchine di passaggio; uno di loro ha scagliato u­na lancia e ha colpito il religioso alla testa, uccidendolo all'istante.

 

DON RICARDO ANTONIO ROMERO, 53 anni, salvadoregno, è stato ucciso all'alba del 25 settembre 2006 a colpi di pietra e bastone, mentre stava percorrendo la strada che congiunge Acajutia a Sonsonate (EI Salvador). Il corpo senza vita è stato trovato vicino alla sua jeep. La polizia sospetta che l'omicidio sia sta­to compiuto da una delle bande gio­vanili che imperversano nella zona. Parroco di Santa Catarina Masahuat, diocesi di Sonsonate, era molto cono­sciuto soprattutto per l'instancabile o­pera di evangelizzazione, l'assisten­za ai poveri e ai più bisognosi.

 

DON PASCAL KONÉ NAOUGNON, 51 anni, della diocesi del Callao lPerù), è stato ucciso il 31 ottobre 2006 a Divo, in Costa d'Avorio, do­ve si trovava missionario dal 2003. Èstato vittima di un tentativo di rapina nella casa parrocchiale: stava per co­ricarsi quando, insospettito da alcuni rumori provenienti dal salotto, è an­dato ad accertarsi di cosa stesse suc­cedendo e si è trovato faccia a faccia con i banditi che non hanno esitato a sparare. Portato dai suoi confratelli nel vicino ospedale, il sacerdote è morto per le gravi ferite riportate. Nato a Bouaké (Costa d'Avorio), a 12 anni aveva chiesto di ricevere il battesimo. A 25 anni entrò a far par­te del Cammino neocatecumenale, dove scoprì la sua vocazione al sa­cerdozio. Nel 1990 venne mandato in seminario in Perù, dove fu ordinato nel 1999. Ha svolto il suo ministero sacerdotale in diverse zone del Perù, dove si distinse per il suo carattere generoso e spirito di servizio. Nel 2003, su richiesta del vescovo di Ga­gnoa, fu inviato a servire la chiesa a­voriana e nella parrocchia di Divo. Apprezzato da tutti per stile semplice e impegno nella promozione umana, seguiva in particolare i giovani, che avevano abbandonato la scuola, of­frendo una formazione tecnica per trovare un lavoro.

 

PADRE WALDYR DOS SANTOS, gesui­ta brasiliano, 69 anni, e la volon­taria laica portoghese IDALINA NETO GOMES, 30 anni, sono stati uccisi il 6 novembre 2006 da un gruppo di uo­mini armati, che ha assalito la residen­za di Angonia, nella provincia di Tete (Mozameico), ferendo altre due per­sone. Gli assalitori, dopo aver rubato denaro e altri oggetti, sono fuggiti a bordo delle auto della comunità. Idali­na Neto Gomes, avvocato, faceva parte dell'associazione portoghese «laici per lo sviluppo» e si trovava in casa dei gesuiti con altri membri del­l'associazione. I gesuiti hanno una lunga storia in questo territorio, e si dedicano all'evangelizzazione, edu­cazione, sanità e progetti sociali per lo sviluppo della popolazione.

 

JACOB FERNANDEZ, laico cattolico, gestore della libreria annessa al santuario del Monte di San Tommaso a Chennai (Stato del Tamil Nadu, In­dia), il 26 novembre 2006 è stato ag­gredito mentre era sul posto di lavo­ro, da un uomo che lo ha ucciso a colpi di machete. Secondo la ricostru­zione, l'uomo, in uno stato di esalta­zione violenta, chiedeva di incontrare il parroco e gridava rivendicando la proprietà indù del colle dove sorge il santuario. La polizia ha arrestato 1'o­micida definendolo «mentalmente in­stabile». Secondo le testimonianze di alcuni fedeli, Jacob, che lascia mo­glie e 3 figli, ero un laico cattolico molto devoto, che partecipava ogni mattina alla messa nel santuario e vi­veva la sua vita come una missione.

 

JOHNNY MORALES, 34 anni, coope­ratore salesiano del Guatemala, è stato ucciso 1'8 dicembre 2006, in se­guito a una imboscata mentre usciva dal lavoro. Il veicolo sul quale si trova­va è stato crivellato di proiettili sparati da vari punti che hanno provocato la sua morte immediata. Johnny Morales collaborava con un centro salesiano, insieme a sua moglie, anche lei coo­peratrice salesiana. Erano sposati ap­pena da un anno. Johnny lavorava nella Segreteria dell'amministrazione tributaria e solo due giorni prima era stato destinato alla frontiera di Tecun Umam (Messico), dove c'è un e­levato livello di narcotraffico e con­trabbando. La causa del crimine sem­bra vada ricercata proprio nella sua integrità, in quanto avrebbe rifiutato di compiere atti illeciti.

 

SUOR LEONELLA SGORBATI, missionaria della Consolata, italiana, 66 anni, è stata uccisa il 17 settembre 2006 o Mogadiscio (Somalia), colpita o morte mentre si recava a11' ospedale in cui prestava servizio, da alcuni sicari che si era­no appostati dietro un'automobile. Nel 1970 la religiosa era stata inviata in Kenya e, fino al 1983, avevo prestato servizio negli ospedali della Consolata di Mathari, Nyeri e Nazareth, alla periferia di Nairobi. Nel 1985 era diventata l'insegnante principale nella scuola professionale per infermieri presso l'ospedale di Nkubu nel Meru.Il 26 novembre 1993 era stato eletto superiora regionale dellemissionarie della Consolata del Kenya, compito che ho svolto per 6 anni. Il 18 aprile 2002 avevo iniziato i primi corsi della scuola per infermieri o Mogadiscio e nel 2006 erano usciti i primi diplomati. In agosto, vincendo forti resistenze burocratiche, suor Leo­nella era riuscita o ottenere per i propri allievi un diploma internazionalmente riconosciuto dall'Organizzazione mondiale dello sanità.

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