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LO SPORT E' SANO E FA BENE, MA....

Non voglio tirare conclusioni affrettate. Ma i due eventi di cronaca drammatica - che riporto sotto - non mi lasciano indifferente.

Lo sport a cui molti genitori indirizzano i loro figli, forse anche nella speranza di emulare i grandi, ha le sue crepe.

Temo che crescano dei robot di prestazioni, delle macchine da guerra per soldi e successo. Senz'anima. Sono preoccupato. Mancano forse motivazioni forti per la vita? Manca forse un agonismo interiore, forte come quello sportivo? Ci sarà un vuoto pneumatico (di "Spirito")? Si rassodano i muscoli mentre si sta indebolendo la resistenza al fallimento, alla conflittualità? Verso dove "educhiamo" i nostri ragazzi e giovani? Di cosa li nutriamo?

Una rondine non fa primavera e due suicidi di atleti di successo non glaciano un continente di giovani sani che crescono sani anche con l'agonismo e la disciplina sportiva. Ma restino lecite le domande, i "perchè" e la preoccupazione, insieme con la compassione.

Ed ecco le storie, con la pietà e il rispetto dovuto ai loro drammi interiori.

28 maggio 2012.
Si è lanciata nel Bosforo dal ponte sospeso di Fatih Sultan Mehmet a Istanbul. Si è tolta così la vita la pallavolista italiana Giulia Albini, 30 anni, ex alzatrice di Busto Arsizio.  Il corpo della donna è stato trovato in mattinata da un pescatore a Kandili, all'altezza del quartiere di Beykoz, nella parte asiatica della città. La giovane, originaria della provincia di Verbania, era arrivata nella metropoli turca sabato scorso. Ieri aveva affittato un'auto, con la quale verso l'una di notte ha raggiunto il ponte che collega a 70 metri di altezza sul mare Asia ed Europa. Uscita dalla vettura e si è gettata nel vuoto. La morte è stata probabilmente immediata.   Al momento non sono note le cause del gesto della ragazza.

4 giugno 2012
Ha lasciato un biglietto in una stanza d'albergo di Bologna, con le scuse alla famiglia per il gesto che stava per compiere. Poi Alessio Bisori, 24 anni, uno degli atleti di punta della pallamano azzurra, è andato in stazione centrale e si è fatto travolgere da un treno in partenza.  Alessio era partito da Prato, dove è nato e dove era tornato a vivere, a giocare nell'Ambra di Poggio a Caiano, massima serie. Doveva raggiungere Fasano, vicino Brindisi: qui lo attendeva quella nazionale che gli aveva consegnato 54 volte una maglia da titolare. In programma, dall'8 al 10 a Bari, il torneo di qualificazione agli Europei. 

''Non riesco più a vivere'', il senso in un foglietto trovato in hotel dagli agenti della Polfer. Che la scorsa notte, poco prima dell'una, sono arrivati in stazione. Il 118 non ha potuto far nulla.