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 Guariti e salvati.
Don Nando Bonati

INCONTRO AL TESTO 

…nel viaggiare a Gerusalemme…passava…per la Samaria e la Galilea…E’ il sapere dove porta il sentiero che dà senso al mio camminare. Per andare a Gerusalemme non si dovrebbe passare dalla Samaria alla Galilea, ma il contrario. (Esempio: io vado a Roma passando per Firenze e per Bologna…). Perché questo: errore di un copista o intenzione teologica di Luca? La Samaria è il luogo dell’infedeltà, della lontananza: bisogna attraversarla per poter giungere a Gerusalemme.
…dieci uomini  lebbrosi…
Dieci” è il numero di adulti richiesti per formare un’assemblea sinagogale; indica l’insieme del lavoro e del cammino dell’uomo (dieci dita); è l’immagine di tutta l’umanità. Questi uomini sono morti oltre che nel fisico, anche nei loro rapporti civili e religiosi (vedi tradizione riscontrabile nelle scritture ebraiche, nella cultura del tempo…).
… Gesù
(= Dio salva). Nel Vangelo di Luca, sono  i lebbrosi quelli che per primi chiamano “Gesù”  il rabbi di Nazareth; dopo di loro, il cieco e il malfattore sulla croce. Chiamare per nome significa avere un rapporto amichevole: la coscienza della nostra lebbra è il nostro titolo di diritto ad essere amici di Dio.
… Signore
La parola usata da Luca ”epistàta” non vuol dire Signore, ma “colui che sta in alto”: è azzardato tradurre: “Gesù che stai sulla croce”?
I lebbrosi stanno a distanza di fronte a colui che sta in alto: e colui che sta in alto elimina la distanza.

…Uno solo…vedendosi guarito…
facendo eucaristia a lui…era samaritano
La salvezza è già avvenuta per tutti e dieci; all’uomo non rimane che fare eucaristia. E quell’”uno” che  fa eucaristia  prende coscienza che tutti, anche gli altri “nove” sono guariti, quindi tutti sono amati da Dio; come dire: nessuno più osi chiamare “immondo” ciò che Dio ha purificato (At 10.4ss). 
… I dieci…i nove, dove sono…
.? Gli altri nove sono andati a Gerusalemme a farsi vedere dai sacerdoti, per adempiere una legge: ma non hanno incontrato chi li ha guariti e quindi non fanno eucaristia. Uno solo ritorna da colui che lo ha guarito per rendere grazie.
All’unico credente si chiede conto degli altri nove. Sono forse responsabile di mio fratello? Chi ha fatto eucaristia non può che  rispondere :<<Si>>.

…Sorgi, viaggia…
(alzati e va: così traduce la CEI): L’ Eucaristia fa uomini nuovi, associati al cammino del Signore, testimoni della resurrezione fino agli estremi confini della terra.

 Rilettura del testo: alcuni interrogativi
1.         Il testo di Luca sottolinea con forza che la salvezza è stata già donata a tutti e “dieci” gli uomini: tutti si trovano lungo la stessa strada che è percorsa anche da Dio nella persona del Figlio. Per ora, uno solo incontra il Signore, cioè ha il dono di questa coscienza; tutti però stanno camminando lungo la stessa strada. Chi è questo uno? Chi rappresenta? Faccio parte di questo “uno” o sono ancora nei “nove”? Cosa significa che il compito dell’”uno” è quello di rendere grazie?
2.         La salvezza, dunque, non è soltanto o semplicemente guarire dalla lebbra; la salvezza è incontrare chi ci ha guarito. E’ il rapporto con Gesù (Dio salva) che salva: i suoi doni sono semplici strumenti per entrare in relazione con lui: perché è lui che conta La preghiera, la Parola, la Messa…sono mezzi, “strumenti”; non sono fine a se stessi: in paradiso non si andrà più a Messa, non si faticherà più, non ci saranno più gruppi di ascolto… Perché Dio sarà con i suoi e noi saremo resi capaci di “vederlo”.
3.         Ancora nove su dieci vivono come se Dio non avesse fatto niente per loro. E’ esagerato vedere qui la chiave di lettura di mille situazioni che attraversano le nostre vite a alle quali tentiamo di dare motivazioni senza trovarne una soddisfacente? Come può cambiare il nostro atteggiamento di fronte a coloro che percorrono altre strade, seguono altre etiche, hanno altri obiettivi nelle proprie vite?
 

Tentativo di sintesi
            Luca suggerisce alla comunità degli anni 80 che quello che caratterizza il discepolo di Gesù-Colui-che-salva è la capacità di fare Eucaristia, di vivere la propria vita come ringraziamento. E ringraziare, fare Eucaristia – secondo la buona notizia di Luca – è il modo corretto di stare davanti a Dio. Il discepolo di Gesù-Colui-che-salva, avendo capito bene che la salvezza è dono suo, sa che quello che ha ricevuto lui l’hanno ricevuto in dono tutti. La differenza – differenza vitale, essenziale, tragica – tra l’”uno” e i “nove” è il fatto che l’”uno” oltre il dono della salvezza ha anche ricevuto l’annuncio-dono di saperlo!
 Sono ben cosciente che il troppo semplificare è assolutamente rischioso, è pur sempre vero – per ripetere un noto detto rabbinico – che mi occorre un chiodo a cui attaccare la giacca!

Nel racconto Luca sembra voler attirare l’attenzione del lettore curando in modo sorprendente la scelta dei verbi. Vediamo.

«Mentre andavano, furono sanati». Qui usa il verbo Katsarizo, e potremmo tradurre così: furono dichiarati puri. Questo avviene in riferimento ai sacerdoti ai quali dovevano – secondo la legge – mostrarsi e dai quali dovevano essere dichiarati guariti. Come dire: la religione (=i sacerdoti) ha il potere di dire se sei puro o impuro, se sei accetto a Dio o ne sei separato. Tu compi un gesto, e la religione ti dichiara puro, purificato. I sacerdoti, a cui si sono mostrati, li hanno dichiarati purificati, tolta la lebbra, tolto il peccato causa della lebbra. 

            «Vedendosi guariti». Qui usa il verbo Iaomai, che significa curare, guarire. Perché non usa ancora Katsarizo, il verbo che usa Gesù quando chiede se non sono stati guariti tutti e dieci?

            «La tua fede ti ha «salvato». Qui Luca usa il verbo Sozo, che significa salvare, mettere in salvo. E’ il verbo (con il sostantivo che ne deriva, salvatore, salvezza) molto caro a Luca (e non solo); lo utilizza per parlare di una salvezza operata da Dio. Come dire: abbiamo bisogno di molti «medici» e ciascuno fa quel che può, ma uno solo è colui che ci salva, cioè che ci strappa dalla morte, dal non-senso, dal fallimento. E’ Gesù, il cui nome significa, appunto, Dio salva. Gesù è quanto abbiamo di più caro, di più prezioso: è il vero dono di Dio. Gesù non va confuso in una religione; il cristianesimo non deve essere ridotto ad una religione!!! La comunità che prende nome da Gesù Cristo e che pertanto si chiama cristiana è il luogo della manifestazione visibile di quanto Dio ha operato e opera nelle vite degli uomini attraverso la Persona di Gesù di Nazareth, una Presenza resa sempre viva, vitale, operante per il dono dello Spirito. Nella quotidiana contemplazione di questi eventi (vedi Maria dopo l’Annunciazione) io sono ricondotto oggi a Gesù, l’unico mio Salvatore (non guaritore!!!): e guidato dallo Spirito faccio Eucaristia nel Giorno Ottavo con coloro che scoprono di essere guariti.