10 aprile 2022. Domenica di Passione
UNA PASSIONE, UN AMORE. (7 pagine di passione meditata)

UNA PASSIONE, UN AMORE…. secondo Luca[1]

Il racconto della passione/risurrezione di Gesù è il primo e originario nucleo attorno al quale è cresciuto e si è strutturato il resto del Vangelo. Se un qualche dittatore mi obbligasse a distruggere il Vangelo permettendomi di tenere solo alcune pagine, senz’altro salverei questi ultimi capitoli, perchè QUESTI SONO L’EVANGELO. Gli altri capitoli sono un commento a questi. Il resto della Bibbia ci rivela Dio di spalle: ci dice ciò che ha fatto per noi. Qui invece lo vediamo faccia a faccia, in ciò che si è fatto per noi. Dio non ha più veli: <Quando avrete innalzato il Figlio dell’Uomo, allora saprete che IO-SONO> (Giov.8,28), cioè conoscerete JaHWeH.
La croce è la distanza che Dio si è preso dalla cattiva immagine che abbiamo di Lui e dalla diffidenza che il serpente ha suggerito all’uomo.
Sulla croce Dio tace, ma il suo silenzio grida la sua essenza che è amore nel quale Dio e uomo diventano <una sola carne>.
Nella Natività di Gesù, Dio si è fatto carne; nella Attività Messianica di Gesù adulto, Dio si è fatto tenerezza e parola; nella Passione di Gesù Dio si è fatto morte, dolore e dono, nella Resurrezione Dio si è fatto vita.
Il racconto della Passione, di per sè non andrebbe commentato perchè tutta la Santa Scrittura è un commento già fatto a questi eventi e a sua volta trova nella croce la chiave interpretativa del suo enigma. Dovrebbe essere solo una Parola da proclamare, pregare, baciare, adorare. Ciò che noi proviamo per Lui passa in secondo piano rispetto a ciò che Lui prova per noi.
Tuttavia, essendo ancora bambini, abbiamo bisogno che certi bocconi siano preventivamente triturati. Il nostro commento apparirà come un goffo tentativo di sbocconcellare il racconto non per un godimento estetico o intellettuale, ma per una auspicabile contemplazione.

Capitolo 22.

[1]Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,
Il tempo ebraico, il tempo di Gesù e quello della chiesa è scandito non dai cicli astrali, ma da un evento storico: la Pasqua. Anche per la Chiesa la pasqua è l’evento centrale della Liturgia, costituisce l’ottica con cui valutare ogni singolo accadimento della vita personale e collettiva, diventa il ritmo con cui scandire il tempo. La Domenica è la Memoria pasquale settimanale che favorisce il raduno dei discepoli per obbedire ad un invito:<Fate questo in memoria di me>.  Che senso sto dando alla mia Domenica?
 [2]e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.  [3]Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. [4]Ed egli , allontanatosi, andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.
Giuda è l’unico del quale si ripete sempre che “era uno dei Dodici“. Sarebbe stato facile rimuovere questo particolare. Invece, resta “uno dei Dodici” e rappresenta quel peccato dal quale la Chiesa (ciascuno di noi) ha sempre bisogno di essere salvata. Giuda “si allontana da Gesù” cambiando campo, con un movimento contrario a quello della sequela.
[5]Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. [6]Egli fu d’accordo e cercava l’occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.
<Non si può servire due padroni, Dio e il denaro> dice Luca 16,13. Il denaro è la nostra falsa coscienza, l’economo della morte. E come ogni idolo, promette per poi deludere e uccidere i suoi adoratori, come succederà a Giuda. Il denaro diventa il campo su cui si gioca l’economia del dono o quella della morte.
Nota che si incomincia a usare e ripetere strani verbi:  qui consegnare“.
Signore, morirò con trenta denari in tasca perchè non appartengo alla categoria dei poveri. Ma dimmi: quando mai ti ho consegnato per denaro?
[7]Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. [8]Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. [9]Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?”. [10]Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà [11]e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? [12]Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate”.[13]Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
Gli elementi principali che emrgono dal racconto precedente sono 5:

  1. La <Pasqua ebraica> è la cornice in cui si deve leggere tutta la vita di Gesù. Luca nomina per 6 volte la Pasqua ebraica; quella di Gesù sarà la settima e definitiva Pasqua in cui è compiuto ciò che nella Pasqua ebraica era promesso e iniziato. La creazione raggiunge in Dio il suo settimo giorno, il suo riposo.
  2. La Pasqua è <preparata>. E’ troppo insistente questo verbo (5 volte) per non contenere un messaggio rivelante: l’incarico dei discepoli non è quello di preparare l’agnello, come facevano invece tutti gli ebrei. Qui l’agnello è già pronto. I discepoli devono solo “preparare il luogo”.
  3. La Pasqua è <immolata>. Cioè la nostra liberazione avviene “a caro prezzo”, come dice S. Paolo in 1 Cor. 6,20.
  4. La Pasqua è <prevista e voluta>. Non è un incidente, una sorpresa inattesa. Dice il Libro degli Atti 14,22: <E’ necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio>. Pietro, nella sua Prima Lettera 2,19 scrive <E’ una grazia, per chi conosce Dio, subire afflizioni soffrendo ingiustamente>. Chi fa determinate scelte conosce già in anticipo il pedaggio da pagare ed i rischi che si corrono.
  5. La Pasqua avviene <nella stanza superiore della casa>. Luca usa la parola <stanza> (gr. Katàlyma) anche in occasione della nascita imminente di Gesù quando dice che i genitori “non trovarono posto nella Katàlyma (stanza d’albergo)”. Ora Gesù trova la sua “stanza d’albergo” (la Chiesa? la coscienza di ciascuno?): <Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me> (Apoc. 3,20). In questa <stanza> si accede solo dopo aver incontrato un uomo che porta una brocca d’acqua. Luca gioca sulla assonanza di due termini in lingua greca: bastàzon=colui che porta e baptìzon=colui che battezza. Il battesimo ci introduce nella stanza superiore dove si mangia la Cena Pasquale. E’ un luogo <superiore>, posto in alto e fuori delle normali occupazioni, dei rumori e degli stordimenti. E un luogo <grande>, capace di contenere il Signore e chiunque voglia entrare. Questo luogo è il centro della mia persona.

[14]Quando fu l’ora, si sdaiò a tavola e gli apostoli con lui, [15]e disse: “Ho desiderato ardentemente (letteralmente: con desiderio) di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,[16]poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”.[17]E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, [18]poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”.  [19]Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi, fate questo in memoria di me”. [20]Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.

E’ l’ora; questa pasqua è il vertice del tempo. L’ora di Dio coincide con l’ora del male in modo che tutto sia colmo dell’amore di Dio.
Si sdraia. E’ strano questo atteggiamento di Gesù, visto che la Pasqua doveva essere mangiata in piedi e in fretta (Esodo 12,11). Forse si fa riferimento al ritornello del Cantico dei Cantici (2,6; 8,3) dove l’amato si sdraia accanto all’amata: <La tua sinistra è sotto il mio capo e la tua destra mi abbraccia> o a Geremia 31,22-23.
Si sdraiano con Lui. “Stare con…” : è la definizione dei discepoli.
Ho desiderato con desiderio: è Lui che desidera sostituendosi alla nostra pigra malavoglia e agli alibi che avanziamo. All’ Eucarestia domenicale ci si va per suo desiderio desiderante, prima ancora che per nostra decisione o convinzione.
Fino a che sarà compiuta nel Regno: “Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa del tuo ritorno”. L’Eucarestia apre il tempo all’eternità.
Nuova Alleanza.  Come preannuncia Geremia 31,33: <Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri dicendo “Riconoscete il Signore”, perchè tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande perchè io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato>.
Prendete e mangiate. Nel Libro degli Atti degli Apostoli (27,34-36) si narra un fatto che potrebbe aiutare a comprendere questo invito. Paolo, naufrago su una nave carica di grano, dice ai 276 naufraghi come lui in un mare tempestoso: <Vi esorto a prendere cibo; è necessario per la vostra salvezza>. Detto questo prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si sentirono rianimati e anch’essi presero cibo. E’ un’eucarestia cosmica, celebrata in un mare in tempesta e davanti a tutti e per tutti quelli che sono sulla stessa barca.
Fate questo in memoria di me: prendere, distribuire, mangiare, spezzare, dare: sono i verbi eucaristici. Ci vengono lasciati in eredità, non tanto per una reiterazione ritualistica e celebrativa, ma esistenziale. Gesù lascia le consegne non tanto perchè vuole le moltiplicazioni delle Messe, ma  vuole la moltiplicazione di quei verbi nella esistenza.
[21]«Ma ecco, la mano di chi mi tradisce (letteralmente: mi consegna) è con me, sulla tavola. [22]Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai (letteralmente: ahimè!) a quell’uomo dal quale è tradito». [23]Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. [24]Sorse anche una lite, chi di loro poteva esser considerato il più grande. [25]Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. [26]Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. [27]Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. [28]Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; [29]e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me,[30]perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
Giuda. E’ indimenticabile l’omelia di Don Primo Mazzolari per il Giovedì santo: “Nostro fratello Giuda” (https://www.youtube.com/watch?v=Innx7Ug8DMk). Ogni discepolo ha il sospetto di avere una quota di partecipazione nella società a delinquere rappresentata da Giuda. Ma il vero peccato di Giuda non fu il tradimento, ma la successiva sfiducia di poter essere perdonato. La nostra libertà non è quella di non fare il male, ma quella di non rifiutare il perdono. Ritorna la simbologia della mano che , che prende e che consegna. Sulla stessa tavola eucaristica della domenica ci sarà sempre il nostro peccato e il suo perdono, in un incrocio di mani che danno, che prendono e che consegnano.
Ahimè! Più che un “guai!” di minaccia è un “ahimè! ahi a mè!” di lamento e di invocazione che il danno non ricada su Giuda, ma su Gesù stesso. La croce è l’ <ahimè> di Dio per il male del mondo. Esso è così grave da distruggere il senso della creazione: sarebbe infatti meglio non essere nati.
La lite. Il termine greco usato da Luca, e solo qui in tutta la Bibbia, è philo-neikìa che significa amor di vittoria: è il desiderio di prevalere sull’altro, di vincere, di farla da protagonista, di autoaffermarsi. Mentre Dio dà, di sè, la più improbabile delle definizioni: <Io sono in mezzo a voi come colui che serve>.
[31]Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; [32]ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”.[33]E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte”.[34]Gli rispose: “Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi”. [35]Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?”. Risposero: “Nulla”. [36]Ed egli soggiunse: “Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. [37]Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra i malfattori”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine”. [38]Ed essi dissero: “Signore, ecco qui due spade”. Ma egli rispose “Basta!”.
Ho pregato per te Simone / Pietro. Tutti saranno provati. La preghiera di Gesù non garantisce l’impeccabilità, ma la fermezza della fede. Paolo nella 2° Lettera ai Corinti 12,7-9 scriverà:<Perchè non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perchè io non vada in superbia. Per questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed Egli mi ha detto:”Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perchè dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole è allora che sono forte>.
Gesù prima ci chiama con il nostro nome umano (Simone) che rappresenta la nostra debolezza ed i pii desideri di fedeltà; poi ci chiama con il nome che Lui ci ha imposto (Kefà=Pietra) e che rappresenta la stabilizzazione ricevuta dalla preghiera di Cristo.
[39]Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.[40]Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. [41]Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: [42]”Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. [43]Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. [44]In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. [45]Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. [46]E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”.
Notte. La Bibbia ci riferisce di 3 notti altissime. La prima fu quella in cui Dio creò il mondo dal caos. La seconda fu quando Dio lottò con Giacobbe e creò il nuovo popolo. La terza è questa, quando Gesù lotta con Dio e fa risuonare il vero nome di Dio: Abbà.
Nella Tra-sfigurazione, sul Tabor, il Padre chiama Gesù con il nome di Figlio; nella Sfigurazione, nell’orto, il Figlio chiama Dio con il nome di Padre. Là l’umanità lasciò trasparire la bellezza della divinità; qui la divinità viene resa trasparente e rivela la sua essenza fatta di sangue umano, che trasuda. La Trasfigurazione è speculare alla Sfigurazione: i due eventi dovrebbero essere celebrati insieme.
O felice notte, in cui Dio entra in tutte le notti, e sono tante!, dell’uomo. Da questa notte, ogni angolo di perdizione verrà sempre visitato dalla salvezza.
Il monte degli ulivi. E’ il luogo dove Davide pianse la ribellione di suo figlio (2 Sam. 15,30-32); ora Gesù piange la ribellione dei fratelli. E’ il luogo da cui Ezechiele vide che la Gloria di Dio fuggiva dal Tempio (Ezechiele 11,23); ora Gesù contempla il silenzio di Dio. È il luogo da cui si attendeva la venuta del Messia per la lotta definitiva contro il male (Zaccaria 14,4); ora Gesù inizia la sua definitiva agonia/lotta.
È chiamato anche Getsemani che significa in ebraico Luogo del torchio: l’umanità di Gesù, spremuta, lascerà apparire la sua essenza: gocce di tenerezza.
La tentazione. La vera tentazione non si gioca sulla morale, ma sulla fede: Dio ha ragione si o no? Ha ragione Dio o gli uomini? Dio è onnipotente o impotente? Dio vive il dolore per l’amore o l’amore per il dolore? E’ sufficiente arrivare fino alla Cena o bisogna proseguire fino al Luogo del torchio (Getsemani) e al Luogo del cranio (Golgothà)?
La preghiera. Per 5 volte Luca accenna alla preghiera, al termine di un Vangelo dove la preghiera di Gesù è stata reiteratamente ricordata. Nella preghiera si lotta con quel Dio che noi consideriamo nemico e si lotta fino al punto di arrenderci a Lui: questa è la vera nostra vittoria e questa è l’unica preghiera biblica /cristiana. <Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti; la pace di Dio, che supera ogni attesa, custodirà i vostri cuori in Cristo Gesù> (Fil.4,6).  La preghiera del discepolo é accettare di tenere aperti gli occhi su Gesù che prega e che suda. Dopo il peccato, Adamo si guadagna il pane con il sudore della fronte; in questo nuovo Eden, il nuovo Adamo ci dona il vero pane con il sudore di sangue.
[47]Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. [48]Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?”. [49]Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?”.[50]E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. [51]Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate, basta così!”. E toccandogli l’orecchio, lo guarì. [52]Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: “Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? [53]Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre”.
Il brano è strutturato sulla contrapposizione tra Gesù e tutti gli altri. E’ l’ora delle tenebre. Da una parte c’è lui, solo, circondato da Giuda, dalla folla, dai discepoli. Dall’altra parte c’è un gioco di denari, spade, bastoni e falsi baci: sono le carte con cui il nemico, da sempre, gioca la storia umana.
Lo guarì. Dopo questa guarigione, cessa l’attività di Gesù ed inizia la passione. Si passa da ciò che fa per noi a ciò che Lui si fa per noi e a ciò che noi facciamo di Lui. Ora, fatto oggetto di possesso, non fa più nulla. Spesso la Chiesa fa delle difese improprie e sbagliate di Gesù, tagliando alla gente le “orecchie”, cioè togliendo alla gente la capacità di ascoltare Gesù. Che il Signore ci lasci sempre un lobo d’orecchio per saperlo ascoltare! (Amos 3,12). Se la fede viene dall’ascolto(Rom.10,17) la spada di Pietro è la figura di tutti i nostri strumenti pastorali “potenti” che impediscono l’ascolto e la fede perchè sono della stessa natura degli strumenti dei nemici di Gesù.
Gesù dice “Adesso smettete!”. In Siracide 20,4 c’è una frase che colpisce:<Chi vuole imporre la giustizia con la violenza è come un eunuco impotente che vuole violentare una ragazza>.
[54]Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. [55]Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. [56]Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”. [57]Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco!” [58]Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”. [59]Passata circa un’ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”. [60]Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”.  E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. [61]Allora il Signore, voltatosi, guardò dentro Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. [62]E, uscito, pianse amaramente.
Lo condussero. Dio diventa puro oggetto nelle mani dell’uomo: è preso, consegnato, introdotto, condotto via, crocefisso. Faranno di Lui ciò che vorranno.
Pietro lo seguiva da lontano. Segue Gesù perchè gli vuol bene e si ricorda delle parole dette poco prima:<Con te sono pronto ad andare in galera e alla morte>. Tiene conto del proprio amore, ma non ancora della propria fragile condizione. E’ notte e fa freddo e quel fuoco sembra un calore tenue, in quanto la vera luce e il vero fuoco è altrove, lontano. Pietro subisce tre tentazioni, come Gesù nel deserto. Verrà vagliato, come si vaglia il grano dalla paglia; perderà le scorie della propria presunzione e rimarrà il grano pulito della fedeltà del suo Signore. La testimonianza cristiana si gioca nel cortile della vita quotidiana, in mezzo agli altri colleghi servi. Mentre nelle alte stanze del processo, Gesù rivela la sua identità, qui nel cortile della vita quotidiana il discepolo mette a nudo la propria identità di uomo facile ai compromessi, agli alibi, alle paure, alle incoerenze, al peccato.
Con lui. La serva dà una definizione giusta del discepolo: <Costui era con lui>. Luca continua imperterrito a ripetere qual è l’identità del discepolo: colui che sta con Gesù. Tra poco, sulla croce, Gesù dirà al malfattore pentito: <Oggi, sarai con me>.
Non lo conosco. Ha ragione, Pietro, a dire di non conoscere  questo Gesù; il Gesù che lui conosce è un altro, quello che fa miracoli e che è potente. La prima tentazione del discepolo è quella di dimenticare che Gesù è un crocifisso e che bisogna stare con lui non solo alla cena, ma anche nella via Crucis. Paolo scriverà in 1° Cor. 2,2: <Ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo e questi crocifisso>.
O uomo, io non sono….Gesù tra poco dirà: Io-sono. Il Nome di Dio è “Io-sono”. Qui Pietro definisce invece se stesso come uno che non-è-dei-Suoi. La seconda tentazione del credente è quella di far consistere la propria identità nell’appartenenza formale alla comunità, senza stare con Lui.
Non so cosa dici: anche se il mio linguaggio e la mia cultura sono cristiani, io non sto con Lui perchè non intendo e non capisco nulla. La terza tentazione del cristiano è di confondere la fede con il cristianesimo. S.Giacomo nella sua Lettera 2,19 avverte i cristiani: <Tu credi che c’è un Dio solo?Fai bene: anche i demoni lo credono e tremano>. Sapere senza sperimentare è l’inferno del discepolo.
All’improvviso. L’avverbio è normalmente usato in occasione dei miracoli. Qui sta per avvenire il più grande miracolo: la fede nel Vangelo. Il gallo che annuncia la fine della notte, si mette a cantare:<La notte sta per finire e il giorno si avvicina>(Romani 13,12).  E’ Gesù che si volta verso Pietro e non viceversa. L’uomo è incapace di voltarsi verso Dio. Dio sa <che il nostro amore è come una  nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce>(Osea 6,4). Il racconto è tutto un gioco di occhi puntati su Pietro, prima quelli della serva, poi quelli del servo, poi quelli di Gesù. Nello sguardo di Gesù Pietro riconosce le due verità complementari del Vangelo: il proprio peccato e il Suo perdono. Il pianto di Pietro è il suo vero battesimo dopo che lo sguardo penetrante di Gesù ha fatto cadere le foglie di fico delle varie presunzioni religiose ed ha messo Pietro nudo, nella sua responsabilità di accettare l’amore perdonante. Pietro si ricorda delle parole dette precedentemente da Gesù: ricordarsi della Parola del Signore è il principio della conversione.
il Signore, voltatosi, guardò dentro Pietro…
Salmo 139: [1] Signore, tu mi scruti e mi conosci, [2]tu sai quando seggo e quando mi alzo.

[63]Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, [64]gli velavano il volto e gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito?”. [65]E molti altri insulti dicevano contro di lui. [66]Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: [67]”Se tu sei il Cristo, diccelo”. Gesù rispose: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; [68]se vi interrogo, non mi risponderete. [69]Ma da questo momento  il Figlio dell’uomo starà seduto alla destra della potenza di Dio”. [70]Allora tutti esclamarono: “Tu dunque sei il Figlio di Dio?”. Ed egli disse loro: “Lo dite voi stessi: io – sono”. [71]Risposero: “Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca”.
Gli velavano il volto. La Sapienza è derisa, la potenza è percossa e la Gloria di Dio è velata. Ma questa velazione è la rivelazione totale. Il velo del tempio nasconde la maestà di Dio; il velo del male del mondo lo rivela come amore. Dio ha perso la sua faccia e i suoi connotati, per noi. Mosè chiese a Dio <Mostrami la tua Gloria>(Esodo 33, 20), il credente implora: <Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi> (Salmo 88). Gesù dice: <Chi vede me vede il Padre> (Giov. 14,9; 1,18). Sembra incredibile. Dopo secoli attraverso i quali l’uomo ha rincorso Dio per cercare di vederGli la faccia oltre che le spalle, ora si trova di fronte al volto di Dio e gli mette uno straccio sopra. La bestemmia è non riconoscere Dio dietro quegli sputi.
Chi ti ha colpito? Ed egli taceva. Colui che passò beneficando e risanando tutti, ora è colpito dal male di tutti coloro che Lui aveva risanato. Ha reso la propria faccia dura come pietra (Isaia 50,6). Tace e non dice chi è il colpevole: Dio preferisce essere percosso piuttosto che accusare.
Io-sono. Il Nome di Dio rivelato nel cespuglio ardente di Mosè, ora è rivelato nella carne bruciata di Gesù. Ora si rivela non per quello che fa, ma per quello che è e che ne facciamo. Questa rivelazione ci guarisce da ogni falsa immagine di Dio.  Gesù verrà ucciso per queste due parole: IO-SONO.

Capitolo 23

[1]Tutta l’assemblea si alzò, lo condussero da Pilato [2]e cominciarono ad accusarlo: “Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re”. [3]Pilato lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”.[4]Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: “Non trovo nessuna colpa in quest’uomo”. [5]Ma essi insistevano: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui”. [6]Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo [7]e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. [8]Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. [9]Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. [10]C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. [11]Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.[12]In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c’era stata inimicizia tra loro. [13]Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, [14]disse: “Mi avete portato quest’uomo come sobillatore del popolo; ecco, l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; [15]e neanche Erode, infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. [16]Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò”. [18]Ma essi si misero a gridare tutti insieme: “A morte costui! Dacci libero Barabba!”. [19]Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. [20]Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. [21]Ma essi urlavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”. [22]Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò”. [23]Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. [24]Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. [25]Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
Questo brano ci narra il grande baratto: la vita del delinquente barattata con la morte del Giusto. L’uccisione di Dio è la salvezza dell’uomo. Per 6 volte esce la parola <liberare>. La nostra libertà costa la consegna di Gesù.
La sua innocenza è sottolineata 3 volte da Pilato. Gesù fu crocifisso unicamente perchè per i politici era re giusto e  per i religiosi era Dio santo.
Questo brano ha una funzione importante per capire chi e perchè ha condannato Gesù.
Chi lo ha condannato? Tutti, nessuno escluso. Il male ha preso la mano a tutti.
Perchè? Perchè non ha fatto nulla di male.
Quali conseguenze? Le prime conseguenze le godono due assassini, Barabba e uno dei due crocifissi con Gesù. Vengono graziati e salvati inaugurando l’infinita catena di balordi giustificati, tra cui io e te.
Bar-abbà in ebraico significa “figlio-del-padre” ed era un modo  per indicare i trovatelli, i figli di nessuno, i figli di padre ignoto. Bar-abbà è il gemello di ogni uomo. Dopo la sua liberazione diventa veramente fratello di Gesù e quindi “figlio-del-Padre”.
[26]Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. [27]Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. [28]Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. [29]Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. [30]Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! [31]Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”. [32]Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
Il brano ci presenta 3 istantanee: il cireneo, le donne di Gerusalemme, i due malfattori. Sono i tre modi d’incontro dell’uomo con Gesù.
Nel Cireneo vediamo chi è il vero discepolo che pur non avendo fatto professione di fede e non avendo partecipato alla Cena Eucaristia, tuttavia porta la croce dietro Gesù. Per ironia del caso, si chiama Simone come Pietro. Il Cireneo è discepolo di Gesù non per sua scelta di volontariato: Questo ci dice che essere discepoli non dipende da un atto di volontariato, ma da un dono gratuito, quasi fortuito e certo non coincidente con le nostre buone disposizioni interiori. Il cireneo stava tornando stanco dai campi e gli è toccata la disavventura di portare la croce di uno sconosciuto Dio, partecipando così, anche lui, alla salvezza del mondo. Grazie Simone di Cirene!
O Gesù, non riesco a capire se sono io il tuo cireneo che porta la tua croce o se sei tu il mio cireneo che porta la mia croce! Portando la tua croce di fatto portiamo quella che è destinata a noi e portando la nostra, di fatto portiamo la tua croce gloriosa.
Nelle donne di Gerusalemme vediamo chi è il vero popolo di Dio e cioè non fatto dai capi, ma da quelle persone che hanno per Gesù lo stesso sentimento che Lui ha per loro: la compassione. Gesù non piange su di sè, ma sulla città che non riconosce di essere stata visitata dal Signore. E’ preoccupato di quelli che lo rifiutano.
Nei due malfattori vediamo l’umanità intera davanti alla propria morte. Tutti siamo mal-fattori e siamo legno secco da bruciare.
[33]Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. [34]Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. [35]Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. [36]Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: [37]”Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. [38]C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. [39]Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. [40]Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? [41]Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. [42]E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. [43]Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
Salva te stesso. Ripetuto 3 volte, come 3 tentazioni provenienti da 3 tipi di soggetti.
La salvezza è passare dalla lettura che ne fa il primo malfattore alla lettura che ne fa il secondo.
La bestemmia, peccato contro Dio, è non riconoscere Dio sulla croce dove si rivela senza veli. Staccare Dio dalla croce è togliergli la sua gloria e confonderlo con l’idolo.. Questa bestemmia è comune anche a noi cristiani. che ci comportiamo da nemici della croce.
Qualunque prodigio Dio avesse potuto fare in mio favore, non mi avrebbe persuaso del suo amore.
Di per se Gesù non mi salva dal male, ma dalla sua radice che è il non sentirmi amato e accolto. Questa è la liberazione fondamentale.
Gesù, ricordati di me. L’uomo teme di essere dimenticato. Ma Dio non abbandona: <Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se questa donna si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai> (Isaia 49, 15).
Oggi sarai con me. Gesù lo rende discepolo: “essere con Lui“. Quello che a Gesù non riuscì di fare con i suoi discepoli, ora gli riesce con questo balordo che “sarà con Lui ora e per sempre“. Qui è il centro del nuovo Giardino/Paradiso. Da questi alberi pendono frutti dolci. Sotto quegli alberi Adamo/Gesù ed Eva/malfattore diventano <una sola carne>.
[44]Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. [45]Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. [46]Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò. [47]Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: “Veramente quest’uomo era giusto”. [48]Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. [49]Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.[50]C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. [51]Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. [52]Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. [53]Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. [54]Era il giorno della parascève e gia splendevano le luci del sabato. [55]Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, [56]poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
E la tenebra fu. In principio Dio disse: <sia la luce!> e la luce fu. Gesù catturato dice: <Questa è l’ora delle tenebre> e la tenebra fu su tutta la terra. Il peccato è principio della regressione della creazione al caos primordiale. La tenebra richiama anche la grande piaga, la notte che coprì l’Egitto quando furono uccisi i primogeniti. Segna la fine della schiavitù e l’inizio del nuovo esodo. La tenebra allude anche alla profezia  di Amos 8,9:<In quel giorno farò tramontare il sole a mezzogiorno per fare come un lutto per la morte del figlio primogenito>. Tutta la creazione partecipa al dolore del Padre per la morte del Figlio. Gesù disse:<Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perchè la vostra liberazione è vicina>. E’ la notte della ri-creazione. Il sole vecchio scompare e la città sarà illuminata dall’Agnello (Apocalisse 22,5).
Il velo squarciato.  Nel Tempio c’era un tendone che separava, dagli altri locali, il luogo dove si teneva l’Arca. Solo una volta all’anno, per il rito dell’espiazione e della riconciliazione, il Sommo sacerdote varcava quella soglia. Ora la Gloria di Dio, con il peso del suo amore traboccante, squarcia tutto ed invade l’area umana come un’alluvione. I tendoni separatori, messi dagli uomini religiosi, non tengono più. Non esiste più un luogo profano. Ora siamo tutti santificati e santi, suoi parenti e suo tempio santo (Efesini 2,14-22).
Esclamando a gran voce. L’ora nona, le tre del pomeriggio, era l’ora in cui si suonavano le trombe per l’inizio della preghiera pomeridiana. Gesù unisce la sua voce a quella del popolo in preghiera. Si unisce a tutti quelli che sono arrivati alla loro sera.
Nelle tue mani affido il mio spirito.  Luca, a differenza di Marco e Matteo, non cita il famoso Salmo 22 (Dio, perchè mi hai abbandonato?), ma il Salmo 31 (O Signore, poiché ho confidato in te, fa’ che io non sia mai confuso) che ti invito a pregare con Cristo e con tutti i profeti odierni minacciati, con i malati, gli anziani, i profughi, i traditi ingiustamente, gli indios in estinzione, i crocifissi dalle economie da rapina, gli operai senza tutele e senza garanzie, gli strangolati dagli usurai, i depressi, gli emarginati dalle Chiese, i perdenti, gli agonizzanti, i figli di nessuno, le bambine prostitute, i barboni, i torturati, quelli che attendono l’esecuzione della pena di morte, gli abortiti di ogni genere e specie.
E il sabato cominciava a risplendere.

 


[1]Trascrivo, rielaborandolo, l’ottimo commento “UNA COMUNITA’ LEGGE IL VANGELO DI LUCA”. Ed. Dehoniane – Bologna.