Domenica 27a. DIO CONGIUNGE
P.Ermes Ronchi
Tu, salvezza al mio fianco
Padre Ermes Ronchi – Avvenire (05 Ottobre 2003)
«Non è bene che l’uomo sia solo». Il male originale, il primo che appare sulla terra, anteriore a qualsiasi peccato, è la solitudine. Perché non c’è nessuno che basti a se stesso, nessuno che possa essere felice da solo. Niente fra le cose, neanche il paradiso basta.
Per questo: «Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».
“Aiuto” è parola bellissima che riempie i salmi, che deborda dalle profezie, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza, indica una salvezza possibile e vicina. Eva è per Adamo benedizione possibile e vicina, un “aiuto simile”, che significa “una salvezza che gli cammina a fianco“. In principio, prima della durezza del cuore, era così.
Poi Gesù si addentra nella distanza tra il sogno di Dio e il cuore dell’uomo: per il vostro cuore duro Mosé scrisse la legge del ripudio. E ci porta con sé a respirare l’aria dell’inizio, ad assumere il punto di vista di Dio non quello giuridico. In principio c’è il sogno, bellissimo ed ingenuo, che l’amore è per sempre. E nonostante la facilità a tradire, nonostante le crisi e la fatica che tante coppie incontrano nel donarsi felicità, nonostante tutto, il matrimonio rimane sacramento di salvezza possibile e vicina, salvaguardia del sogno di Dio. Ogni uomo e ogni donna che camminano insieme dovrebbero regalarsi, reciprocamente, la parola e l’esultanza con cui Dio benedice Eva: tu sei per me salvezza al mio fianco.
All’inizio è detto che «I due saranno una carne sola». Ma alla fine, la parola ultima sull’uomo e sulla donna non sarà quella dei due che diventano uno, ma quella di «ognuno che diventa due» (Berdiaeff).
L’amore ti porterà a vivere due vite, ad assumere la vita dell’altro come parte dolce e forte della tua storia. L’amore non è solo perdersi per l’altro, alla fine è anche pienezza, dilatarsi fino a «diventare due», a vivere come tuoi la vita, i sogni, i deserti, la creatività, la felicità del tuo uomo, della tua donna.
«Ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi». Gesù assicura che Dio ha la passione di unire, per sempre. Dio-unisce, questo è il suo nome.
«E l’uomo lascerà sua madre e si unirà a sua moglie». Anche il nome di Adamo è, secondo la Scrittura, colui-che-si-unisce. Il nome del nemico invece è sempre colui-che-separa, il Divisore, il padre della solitudine.
«E prendendoli fra le braccia, li benediceva». Il Vangelo termina con l’abbraccio con cui Gesù stringe a sé i bambini, con cui colma la sua solitudine e il loro bisogno d’amore. Li prende fra le braccia ed è una benedizione; ed è, come ogni abbraccio, una piccola salvezza, vicina e quotidiana.