“Sulla terra il cuore non si corrompe, se lo si innalza verso Dio. Se tu avessi del grano in cantina, lo porteresti nel granaio, per evitare che marcisca. A maggior ragione devi preoccuparti del tuo cuore, elevandolo verso il cielo. In che modo? Attraverso atti d’amore. Il corpo sale cambiando di posto; il cuore si eleva cambiando di volontà”. S. Agostino
Ascensione/Risurrezione
Preghiamo: Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Atti degli Apostoli 1,1-11
Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre “quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni”. Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Salmo 46. Ascende il Signore tra canti di gioia.
Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte.
Dio regna sui popoli, Dio siede sul suo trono santo.
Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia;
perché terribile è il Signore, Altissimo, re grande su tutta la terra.
Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni.
Efesini 4,1-13
Fratelli, vi esorto io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: “Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini”. Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.
Marco 16,15-20.
Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
Pasqua bis. Don Augusto Fontana
Asceso al cielo, comodamente seduto alla destra di Dio? Quale cielo mi interessa oggi? Che me ne faccio di un Dio Maggiore, andato in pensione anticipatamente, mentre io, e forse tu con me, siamo travolti e risucchiati da piccoli Dei minori, da tempi iniqui, politiche corrotte, pastorale affannosa, orfanezza di rapporti? Viviamo giorni di recessione, imbarbarimento, regressione, stasi. La Chiesa cammina, come la società, a piccoli passi e si ferma, si imbarbarisce, arretra, sbuffa in affanno, come me.
E Lui,
- il nostro amico Gesù,
- la nostra vite e linfa dei nostri tralci,
- l’acqua che promette di dissetare le nostre aride speranze,
- il pane necessario che nutrirebbe una fame che tentiamo di calmare con fitness e supermarket,
- il liberatore che invochiamo nella complessità delle soluzioni sociali,
- il pastore bello e buono di cui abbiamo nostalgia nelle nostre comunità
viene innalzato, fa’ carriera, si siede alla destra di Dio e chiude i conti con la storia.
«Ma dove vai?», mi verrebbe da chiedergli. «Resta con noi, Signore, perché qui è notte!». Fortunatamente non se n’è mai andato. Si è trattato solo di equivoci verbali, di linguaggi vecchi nati dalle necessità narrative e catechistiche degli evangelisti (nube, angeli…).
Per l’evangelista Giovanni, Gesù viene “innalzato” sulla croce e simultaneamente viene “innalzato” presso il Padre.
Per Matteo, Marco e Luca, tra la morte, la risurrezione e l’innalzamento al Padre passano giorni, ma non sono i suoi bensì i nostri giorni, cioè quelli necessari per entrare nel mistero e contemplarlo, capirlo un po’, lasciarci stupire e convincere. Sono i giorni necessari alle nostre zucche di maturare. Il Mistero si distende nel tempo per noi uomini, che, solo lentamente e attraverso immagini o simboli, riusciamo a intuirne spezzoni.
Gesù. venendo tra noi, ci aveva portato schegge di Dio e ce le ha lasciate in eredità sotto forma di Parola ascoltata e obbedita, di Pane spezzato e mangiato cantando, di Poveri che emanano sudori e storie. Ed ora si è portato con sé, accanto a Dio, frammenti di umanità; nella sua carne di Galileo si è seduto alla destra del Padre, portandosi il suo e nostro sorriso, le sue e nostre lacrime, le sue e nostre preghiere, le sue e nostre impurità, i sapori delle sue e nostre tavole, le stigmate della sua e nostra croce, i baci dei suoi e nostri Giuda. Oggi preghiamo: «…nel tuo Figlio innalzato al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria». Tutto ha portato con sé per non dimenticarsene, soprattutto per non dimenticarci, per tenerci dentro i pori e le stigmate della sua carne umana. Paolo ci scrive: “ci ha fatto sedere nei cieli” in Lui (Ef.2,6).
La sacra Scrittura, nel Primo Testamento, parla di altri personaggi, assunti in cielo, ad un certo momento della loro vita; è il caso del patriarca Enoc, che “…camminava con Dio e non fu più tra noi perché fu assunto in cielo..” ( Gn.5,24 ) e del profeta Elia, il quale “mentre camminava, conversando col suo discepolo Eliseo,…fu assunto nel turbine in cielo...”, su di un carro di fuoco, apparso, all’improvviso, tra loro. (2Re 2,11). Due racconti che stanno ad indicare la vocazione che attende il credente, l’uomo fedele e giusto, il quale vive sempre la comunione e la familiarità con Dio. E’ quel che canta anche il salmo 16: “Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione…“.
Nel lungo discorso di congedo, quel discorso che ci ha accompagnato in queste ultime domeniche, Gesù, parlando ai suoi, ormai senza più immagini o metafore, afferma: “Il Padre vi ama, perché voi mi avete amato, e avete creduto che sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo. Ora lascio il mondo e torno al Padre…” (Gv.16,28). Lui che, come Paolo scrive “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, facendosi simile agli uomini ” (Fil 2,6 ) ora, “siede alla destra di Dio“. Gesù ha compiuto la sua missione che ora è affidata agli Undici, a noi: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura».
Sempre nel lungo discorso di addio, Gesù, promette di non lasciare “orfani” i suoi; essi avranno il conforto, e il sostegno dello Spirito: “..io vi dico la verità, è meglio, per voi, che io parta, perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi. Se, invece, me ne vado, ve lo manderò…quando Lui verrà vi guiderà alla verità tutta intera..” (Gv.16,7-13).
La missione, come Marco scrive, è accompagnata da “segni”, che valgono a rendere credibile la parola: “…questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno In mano i serpenti e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Sono, ovviamente immagini, che stanno ad indicare che, il male è, ormai, indebolito nelle radici.
“Allora essi partirono, conclude il testo, e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.”