Ci sono diversi tipi di incoerenza. C’è l’incoerenza di chi non si mette più in discussione. C’è invece quella incoerenza consapevole del discepolo debole che però continua a conservare dentro di sé – almeno come desiderio – gli orizzonti di Gesù. Come Pietro nel cortile del tribunale: «Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù…e uscito all’aperto, pianse» (Mt 26,75). La sua Parola mi custodisca almeno il desiderio.
Preghiamo. O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen
Dal libro del Siracide (15, 16-21).
Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa. I suoi occhi sono su coloro che lo temono, egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare.
Salmo 119 (118) Beato chi cammina nella legge del Signore.
Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.
Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.
Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita, osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge.
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2, 6-10)
Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.
Dal vangelo secondo Matteo (5, 17-37)
Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino[1] della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
COERENTI. ALMENO UN POCO. Don Augusto Fontana
La discussione, la vertenza, l’obiezione. Isaia 1,18: «Dice il Signore “Su, venite e discutiamo“». Nel Vangelo di oggi sembra evidenziarsi un confronto serrato. Il “Ma” serve a distinguere: “Vi é stato detto: Non uccidere, ma io vi dico che chiunque dice al fratello che è stupido non entrerà nel Regno dei cieli“. La storia della salvezza è la storia dei MA che l’uomo ha detto a Dio e la storia dei MA che Dio rilancia all’uomo. La neutralità diventa quasi impossibile per due partner che “discutono insieme”. Io ho spesso mandato in corto circuito questa franca e cordiale reciprocità.
Il testo di Matteo[2].
Siamo nel contesto del discorso della montagna. Dopo le Beatitudini, il Gesù di Matteo enuncia alcuni principi generali (5,17-20), a cui fanno seguito sei casi concreti di interpretazione della Torà (4 in questa domenica e 2 nella prossima domenica), introdotti ogni volta da una citazione dal Primo Testamento («avete inteso che fu detto»), ripresa e commentata da Gesù («ebbene io vi dico»).
Gesù inizia dicendo che non é venuto a dissolvere, ad abrogare la Torà; tuttavia le antitesi che seguono sembrano andare in tutt’altro senso.
Di fatto le due parti del discorso (“Voi avete udito…Ma io vi dico“) non sono in antitesi. Il secondo elemento del discorso rivela, invece, il senso racchiuso nel primo. Il biblista Giulio Michelini[3] parla di “intensificazione” del precetto, rivelandone il significato pieno e l’intenzione del legislatore. Tanto che il biblista traduce “Voi avete udito….EBBENE io vi dico” (e non “MA io vi dico”, come fa la traduzione ufficiale della CEI). Gesù si oppone non al comandamento originale dato a Mosè (la Torà scritta), ma ad un certo modo di interpretarlo da parte dei rabbini (tradizione orale). Inoltre si mette in evidenza l’estensione, la profondità, la creatività del verbo “compiere“: «Io non sono venuto a dissolvere, ad abrogare»; anzi accusa i farisei di rendere vana la Torà proprio con il loro comportamento: «In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”. Ed egli rispose loro: “Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione. Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio, non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”» (Mt. 15,1-8).
In ebraico il verbo le-vattel (annullare) si oppone proprio a le-qajjem (compiere, realizzare). Il verbo compiere può assumere due significati:
– riempire nel senso di far traboccare, dilatare, aumentare, aggiungere in senso qualitativo.
– realizzare nel senso di mettere in pratica.
Il testo di Siracide.
“Se vuoi…“: la prima lettura dal Siracide (15,15-20) ci pone nell’ottica giusta del Vangelo che non é una legge, ma una libera scelta: «Se desideri…», cioè se non ti accontenti, se non ti rassegni, se non ti adatti, se desideri venir fuori dall’appiattimento, da un’esistenza incolore e insapore (come diceva il Vangelo domenica scorsa: “voi siete sale”). La visione di Siracide é fin troppo ottimista; non sempre le nostre scelte dipendono dalla nostra buona volontà; così il Salmo 119 ci fa’ pregare: «Aprimi gli occhi…indicami…dammi comprensione…raddrizza».
“Se la vostra giustizia non é superiore a…“: l’osservanza esteriore non basta, non basta neppure il “non fare”. Tra la morale corrente e la sapienza nascosta di cui parla Paolo ( 1 Cor. 2,6-10) c’é differenza.
La coerenza[4].
Noi cristiani siamo incoerenti. Nella vita di ogni giorno ci comportiamo un po’ come gli altri: leggiamo le beatitudini, ma non passano nella vita.
A volte quelli che vengono additati come ‘lontani” si dimostrano più sensibili a certi valori – quali la solidarietà, l’altruismo, le lotte per migliorare la vita dell’uomo – di quelli che si proclamano cristiani e pensano invece solo a sé stessi.
Incoerente è colui che pensa in un modo e agisce in un altro. La parola e la vita di Gesù ci chiamano ad uscire dalle posizioni mediocri.
Nel Salmo 50 (16-20) siamo così descritti: «All’empio Dio dice: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la mia disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? Se vedi un ladro corri con lui, e degli adulteri ti fai compagno. Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua ordisce inganni. Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre».
C’é tuttavia una modalità di vivere nell’incoerenza che da’ qualche speranza. Finché il cristiano conserva nella sua vita, anche solo come lontano scenario, la visione di una vita diversa da quella che sta vivendo c’è ancora in lui l’idea di un’alternativa alla sua vita attuale. Forse è solo una debole fiammella, ma c’è. Quando invece non si mette più in discussione, spegne questo lumicino, resta solo con le realtà che popolano il suo mondo e si convince poco alla volta che siano le sole da vivere. Anche il figliol prodigo nella sua vita dissoluta aveva conservato in sé il ricordo della casa paterna; e quando si è trovato solo e disperato ha sentito riaffiorare questo ricordo e con il ricordo la speranza del ritorno. Se lo avesse cancellato dalla memoria, sarebbe morto nello squallore di una vita senza speranza.
Ecco: anche nella mia incoerenza vorrei conservare almeno il desiderio di alzarmi, la nostalgia di un orizzonte diverso e accettare il contraddittorio di Dio: «Hai fatto questo e dovrei tacere? forse credevi che fossi come te! Ti rimprovero, ti pongo innanzi ai tuoi peccati» (Salmo 50,21).
Ci sono dunque diversi tipi di incoerenza. C’è l’incoerenza di chi non mette più in discussione la propria incoerenza. C’è invece quella incoerenza consapevole del discepolo debole che però continua a conservare dentro di sé – almeno come desiderio – gli orizzonti di Gesù. Come Pietro nel cortile del tribunale: «Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù…e uscito all’aperto, pianse» (Mt 26,75). La sua Parola mi custodisca almeno il desiderio.
Signore, dalla partecipazione a questo incontro e a questa Pasqua, fa’ che non ci stanchiamo mai di stare davanti a te, pur nella nostra incoerenza, cercando e ricercando quei beni che ci danno la vera vita.
[1] Iota o in ebraico YOD è la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico e il “trattino o “apice” è quel “piccolo corno superiore” (in ebraico: qôş=corno) che tutte le lettere ebraiche hanno. Il talmud dice che tralasciare anche solo un trattino (corno) della lettera yod rende invalido un intero rotolo della Torà.
[2] Adattamento da A.Mello Evangelo secondo Matteo, Qiqajon.
[3] MATTEO, introduzione, traduzione e commento a cura di Giulio Michelini, Ed.S. Paolo, 2013
[4] Giordano Muraro: «Non sarebbe meglio per i cristiani essere pochi e più coerenti, anziché una massa informe dove coesistono credenti per anagrafe o tradizione con quelli convinti e impegnati?» (in risposta ad un lettore cf. FAMIGLIA CRISTIANA 45/98 Pag. 13)