10 gennaio 2021. Epifania pasquale di Gesù al Giordano
UNO SQUARCIO NEI CIELI

Il Vescovo di Parma l’8 gennaio 2021 ci ha consegnato questa domanda: «Dobbiamo chiederci cosa cambierebbe nella nostra vita e nelle famiglie se non fossimo battezzati»; e ha aggiunto: «Non dobbiamo chiudere a chiave la fede relegandola a un fatto privato, perché ha una importante valenza sociale e politica». Gesù, infatti, da quel giorno inizia la sua vita pubblica di Rabbi raccogliendo una piccola comunità messianica.

Battesimo del Signore nel Giordano

Preghiamo. Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo amatissimo Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Dal libro del profeta Isaìa 55,1-11
Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
Salmo da Isaia 12.  Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.
Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5,1-9
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.
Dal Vangelo secondo Marco 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Antico Battistero a vasca – Puglia

UNO  SQUARCIO NEI CIELI. Don Augusto Fontana
Battesimo deriva dalla parola greca “baptizein” che significa “immersione”. Giovanni il Battezzatore aveva lanciato questo segno nelle acque del Giordano per fare memoria viva della liberazione di Israele dall’Egitto attraverso le acque del Mar Rosso. Era un rito ma più ancora un invito a cambiare vita: «si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Gesù si mette in fila e partecipa alla riforma lanciata dal profeta Giovanni. Ma il vero Battesimo di Gesù avverrà durante la sua immersione nella morte ed emersione nella risurrezione come dice Giovanni in Marco 1,8: «Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». Anche per noi il Battesimo rischia di restare un rito anagrafico. Paolo aveva scritto ai Galati (3,27): «Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo». Il Vescovo di Parma l’8 gennaio 2021 ci ha consegnato questa domanda: «Dobbiamo chiederci cosa cambierebbe nella nostra vita e nelle famiglie se non fossimo battezzati»; e ha aggiunto: «Non dobbiamo chiudere a chiave la fede relegandola a un fatto privato, perché ha una importante valenza sociale e politica». Gesù, infatti, da quel giorno inizia la sua vita pubblica di Rabbi raccogliendo una piccola comunità messianica.

Lancio una sfida. Se la vorrai raccogliere ti prego di osservare, in ascolto, le tre colonne e metterle a confronto. Il lavoro è già un po’ facilitato, avendo messo in grassetto alcune parole che ritornano nelle tre narrazioni/catechesi dell’Evangelista Marco.

Marco Capitolo 1
BATTESIMO

Marco Capitolo 9
TRASFIGURAZIONE

Marco da Capitoli 15 e 16
MORTE E RISURREZIONE

In quei giorni Dopo sei giorni il primo giorno dopo il sabato,
deserto …fiume Giordano li porta sopra un monte alto al luogo del Gòlgota
fu immerso… uscendo Fu trasfigurato E` risorto, non è qui.
lo Spirito discendere su di lui come colomba le sue vesti…bianche si divisero le sue vesti…. videro un giovane vestito d’una veste bianca
si presentò Giovanni…. accorrevano tutti gli abitanti confessanti i loro peccati E apparve loro Elia con Mosè Con lui crocifissero anche due ladroni…. il centurione che gli stava di fronte,
vide squarciarsi i cieli una voce dalla nube velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso.
«Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».  «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!».
lo Spirito lo sospinse nel deserto Mentre scendevano dal monte, vi precede in Galilea. Là lo vedrete,

C’è una coerenza narrativa che mi sorprende. Quasi che i tre racconti siano come le famose Matrioske, le bambole russe, una dentro l’altra, tutte uguali fin nei minimi particolari. Occorre stare in allerta. Marco narra il Battesimo nel Giordano e la Trasfigurazione, con un occhio agli eventi pasquali. E carica il racconto di spezzoni e frammenti pasquali. Dunque, per capire il Battesimo di Gesù nel Giordano occorre accettare la sfida che ti ho lanciato e che spero tu abbia raccolto.
Si tratta di Epifanie, di Manifestazioni. Per rivelarci e per comprendere “Chi è lui e chi è il suo discepolo”. Ma soprattutto dove Lui ci sta portando: nel deserto, giù dal monte, nella Galilea delle genti.
<<Vide squarciarsi i cieli>>.
Tra i particolari che mi suggestiona maggiormente c’è quello del cielo che SI SQUARCIA e quella voce/parola che deborda dai cieli.
Il profeta Isaia (63, 7-19) percorrendo le tappe storiche di infedeltà e conversione del popolo,  si appellava alla fedeltà di Dio e terminava con una invocazione valida in tutti i tempi e circostanze: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!». Per cogliere questa immagine, è utile ricordare che nel tempio di Gerusalemme una volta all’anno, il sommo sacerdote entrava nel Santo dei Santi, cioè quella parte del tempio (dove per noi oggi c’è l’altare o il Tabernacolo) in cui veniva custodita l’ARCA DELL’ALLEANZA: era il luogo in cui si riteneva che fosse concentrata la presenza di Dio e proprio per questo nessuno poteva accedervi. Questa parte era separata dal resto del tempio da un tendone. Solo il sommo sacerdote poteva varcare quel limite ed entrare in contatto con Dio: un Dio pensato ormai come mistero lontano, staccato. Con Gesù questo velo cade e lo spazio tra l’uomo (terra) e Dio (cielo) è uno spazio senza diaframmi divisori; ormai è diventato inutile il gesto del sommo sacerdote di entrare oltre il “velo” una volta l’anno; anche nel momento della morte di Gesù, Marco ripresenta questa immagine: «Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo».
Possiamo capire meglio, alla luce di queste pagine, tutta la storia del nazareno e tutto il suo messaggio, ma questi cieli aperti su Gesù costituiscono un annuncio prezioso anche per ciascuno/a di noi. Sulla nostra piccola, povera e semplice vita, spesso travagliata ed affannata, il cielo è aperto. Non dobbiamo mai pensare che, per i nostri errori o per i nostri smarrimenti, per le nostre contraddizioni o fragilità, Dio abbia interrotto con noi la comunicazione, il dialogo. Il “cielo” sorride non sui “santi” o sui perfetti, ma proprio sulle persone come noi. Gesù ha annunciato, anzi ha fatto sperimentare, se così posso dire, a molte persone che Dio non cessa mai di sorriderci anche se il Suo sorriso qualche volta è oscurato dalle nostre o altrui nubi. Gesù ha incontrato molte persone che si erano ormai convinte che Dio le “giudicasse dall’alto dei cieli” e non riuscivano più a vedere il “cielo aperto”, cioè la pace con Dio, il Suo perdono, il Suo caldo invito a vivere con fiducia. La samaritana, la donna adultera, il centurione, l’emarginato di Gerasa: quanti, incontrando Gesù, videro riaprirsi i cieli…
E io?
1) Questa pagina evangelica può anche suonare per noi come un invito alla vigilanza e alla responsabilità. Poiché, se è vero che Dio non interrompe mai il dialogo con noi, è altrettanto vero che siamo noi che possiamo chiudere il cielo sopra di noi, cioè possiamo mettere Dio alla porta della nostra vita. Oggi è uno dei rischi più concreti. In questa società delle “cose” e degli “oggetti”, nella cultura del “vedo e tocco”, non c’è nulla di più facile che accantonare Dio come non evidente, non concreto. Se io Gli chiudo la porta della mia casa, Dio si lascia mettere fuori gioco. Forse, sempre più concentrati sui nostri desideri, sulla veloce giostra degli affanni e degli affari, il “Cielo” comincia a non interessarci più, a farsi lontano.  Concentrati su noi stessi, l’operazione di chiusura del Cielo avviene lentamente, quasi insensibilmente. Riusciamo a disfarci di Dio in modo gentile e Dio accetta il Suo tramonto nelle nostre vite senza buttarci nell’angoscia o farci penare nei sensi di colpa.
2) Qualche volta penso che forse anch’io ho vissuto e ho predicato in modo tale da aver chiuso i cieli per qualcuno. Potrebbe riferirsi proprio a noi cristiani la pagina che Matteo (23,13)  dirige verso alcuni farisei: “Voi chiudete agli uomini la porta del regno di Dio: non entrate voi e non lasciate entrare quelli che vorrebbero entrare”.

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