Quel ‘se vuoi’ che spinge Dio a guarirci
P.Ermes Ronchi

Quel ‘se vuoi’ che spinge Dio a guarirci

Padre Ermes Ronchi  (16 Febbraio 2003)

Di quel lebbroso non conosciamo né il volto né il nome, perché è l’uomo, ogni uomo, sbalzato a terra dalla carovana troppo rapida e troppo indifferente del mondo. Il rifiutato è stanco di fuggire e di gridare, si avvicina, va’ contro la legge, attorno a lui si crea il vuoto, ma Gesù rimane. E riafferma così che nulla vale quanto la vita di un uomo.

Se vuoi, puoi guarirmi. Il futuro è appeso a un misterioso «se» piantato nel cuore di Dio. E ci pare di vedere Gesù che vacilla di fronte alla domanda umilissima e sommessa di un uomo alla deriva. Il dolore obbliga Cristo a rivelarsi. A nome di tutti noi il lebbroso domanda: ma qual è la volontà di Dio? Che cosa vuole veramente Dio da questa carne sfatta, da questo corpo piagato? Che cosa vuole dall’immenso pianto del mondo? Il profeta (Isaia 1,11) ha detto, a nome di Dio: io non bevo il sangue, non mangio la carne dei vostri sacrifici. Ma ho un dubbio, come tutti i lebbrosi, come tutti i sofferenti: che Dio si disseti al calice delle nostre lacrime; che voglia ancora il sacrificio delle sue creature; che sia il dolore, accettato, a dare gloria a Dio. Ho un dubbio, perché gli scribi d’oggi ripetono che il corpo di lebbra o di dolore è volontà di Dio, suo castigo. Se vuoi… Il lebbroso si appella al desiderio di Dio: tu vuoi quello che dicono gli scribi o vuoi guarirmi? Gesù è costretto a rivelare Dio, a dire una parola ultima e immensa che riveli qual è il cuore di Dio: lo voglio, guarisci! Ripetiamolo con emozione, con pace, con forza: lo voglio. Eternamente Dio vuole figli guariti. A me dice: lo voglio, guarisci! A Lazzaro: lo voglio, vieni fuori! Alla ragazza: talità qum, lo voglio, alzati! Io mi fido del desiderio di Dio. Dio è guarigione, non ha creato la morte, né la lebbra, né la guerra. Non conosco i modi in cui Dio è guarigione. So che non lo farà moltiplicando i miracoli. Non conosco i tempi, ma so che lotta con me, si coinvolge con me, rinnovando goccia a goccia la vita, stella a stella la notte. E mosso a compassione, stese la mano, lo toccò. Da troppo tempo nessuno toccava più il lebbroso e la sua carne moriva per troppa solitudine. Ogni vita muore se non è toccata, muore di silenzi. Il cuore può morire per assenza d’incontri. Gesù tocca, e l’uomo è restituito alla famiglia, torna alle carezze. Gesù tocca. E chiede a ciascuno di partecipare al desiderio di Dio, non ai suoi miracoli. Alle carezze restituite. O forse sì. Ci chiede di partecipare ad un miracolo: avere, come il Padre, viscere di misericordia, che è la perfezione di Dio, che sarà la perfezione dell’uomo.

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