Deserto è la città, la fabbrica, il quartiere dormitorio. Deserta è la campagna e deserte sono le chiese. Però non è lo Spirito che ci ha spinto in questi deserti; sono state le strutture che ci siamo create, i nostri miti, appetiti, la nostra economia.
Prima domenica Quaresima
Preghiamo. Signore nostro Dio, ascolta la voce della Chiesa che ti invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano perchè nutriti con il pane della tua Parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera, le continue seduzioni del maligno. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Deuteronomio 26, 4-10: il <Credo> di Israele.
[1]Quando sarai entrato nel paese che il Signore-tuo-Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito, [2]prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nel paese che il Signore-tuo-Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore-tuo-Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. [3]Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: <Io dichiaro oggi al Signore-tuo-Dio che sono entrato nel paese che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci>.
[4] Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore-tuo-Dio [5]e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore-tuo-Dio:
<Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa.[6]Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù.[7]Allora gridammo al Signore, al Dio-dei-nostri- padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione;[8]il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, [9]e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. [10] Perciò (we’attah) ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato>. Le deporrai davanti al Signore-tuo-Dio e ti prostrerai davanti al Signore-tuo-Dio.
[11]gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore-tuo-Dio avrà dato a te e alla tua famiglia.
Salmo 91,1-2.10-15. Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.
Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido».
Non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie.
Sulle mani essi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere, schiaccerai leoncelli e draghi.
«Lo libererò, perché a me si è legato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta; nell’angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso».
Paolo ai Romani 10,8-13: il <Credo> della Chiesa.
Che dice dunque la Santa Scrittura? <<Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore>>, cioè la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se proclamerai con la tua bocca: << Gesù è il Signore>>, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: <<Chiunque crede in lui non sarà deluso>>. Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano. Infatti: <<Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato>>.
Luca 4, 1-13: il <Credo> di Gesù e la sua resistenza.
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
LA STRADA DIFFICILE: RESISTENZA O RESA? Don Augusto Fontana.
L’uomo moderno conosce l’esperienza del deserto?
La risposta è affermativa. E’ diventato luogo comune della psicanalisi, della sociologia, del cinema e delle riviste, descrivere la società come un deserto nel quale l’uomo è solo e nel quale abbondano l’incomunicabilità, l’alienazione, l’abbandono e la paura. Deserto è la città, la fabbrica, il quartiere dormitorio. Deserta è la campagna e deserte sono le chiese. Però non è lo Spirito che ci ha spinto in questi deserti; sono state le strutture che ci siamo create, i nostri miti, appetiti, la nostra economia. Questo deserto non ci richiama l’immagine paradisiaca che sembra insinuare il vangelo (nella versione di Marco 1,12-13) dove l’uomo/Adamo/Gesù vive in pace con le bestie selvatiche, dove il lupo convive con l’agnello, dove gli angeli servono il cibo. In questo nostro deserto infernale vengono date pietre al posto del pane ed anche il pane è frutto di un gioco spietato ed è oggetto di una continua conquista. Più che un deserto, è una giungla; infatti oggi si parla di giungla retributiva, burocratica, fiscale, finanziaria, edilizia e chi più ne ha più ne metta. Se però a quest’uomo moderno si chiede se egli nel deserto faccia anche l’esperienza di essere tentato da Satana, egli risponderà quasi certamente di no. L’idea del diavolo è estranea all’uomo moderno che oltre ad aver lasciato Dio fuori dalla città, ci ha lasciato anche Satana. Ma le cose non stanno così. Certo, se il diavolo è un signore con le corna, l’uomo colto ed emancipato ha ragione di non crederci. Ma se si interroga la tradizione biblica per sapere chi è veramente Satana, le cose sono diverse. Infatti per la Bibbia il diavolo non è il contrario di Dio, ma la caricatura di Dio. Satana è tutto ciò che si attribuisce i connotati di Dio senza essere Dio, i poteri di Dio senza essere Dio, l’assolutezza di Dio senza essere Dio. Egli è l’usurpatore. E’ l’idolo che prende il posto di Dio facendosi credere Dio. E non viene mai a mani vuote: ha sempre qualcosa da promettere. Paolo nella 2 Lettera ai Corinti (11,14) dice che “si camuffa da angelo della luce” e quindi diventa un surrogato di Dio. Ebbene, il deserto di questa città industriale che rifiuta Satana unitamente a Dio, è in realtà piena di aspiranti al ruolo di Dio. Sono una legione. Ognuno vuole porsi come criterio assoluto: il potere, la legge, l’ordine, il denaro, la proprietà, il mercato, il sessismo, il consumo, la libertà, la scienza, il partito, lo Stato, l’ideologia, la Chiesa. Ogni cosa, anche buona, nella misura in cui pretende di trascendere l’uomo e di sedersi al di sopra di lui, diventa un idolo, un dio mondano. Naturalmente ognuna di queste cose, divinizzandosi, diviene deforme e corrotta. Può essere combattuta, ma non brandendo un altro idolo. L’assenza di Dio impedisce di liberarci dalle copie di Dio. Al contrario il vero Dio, il Padre di Gesù Cristo, è il solo criterio possibile per smascherare le caricature di Dio. Cristo ha fatto resistenza a Satana dopo essere stato battezzato dal Padre. Gesù ci ha messo in grado di smascherare i demoni camuffati e di sottrarci al potere degli idoli. E’ solo a partire da questo momento che nella nostra conversione comincia il regno di Dio e il Vangelo è creduto.
Il <credo> storico di Israele.
Il credente Israelita non trova Dio al termine di una elucubrazione filosofica, ma nella trama di una storia che Dio fa insieme al suo popolo. Il catechismo ebraico, più che contenere una serie di formule astratte, è un racconto delle azioni di Dio. L’ebreo non si domanda <Chi è Dio?> ma: <Che cosa è stato Dio per noi?>. La fede di Israele nasce dall’esperienza di un Dio che si presenta non come <Colui che è>, ma come <Colui che c’è>, ossia è qui, agisce, interviene.
Nel frammento del <Credo> storico che leggiamo oggi, si mettono in evidenza tre azioni di Jahwè:
- La scelta (vocazione), a cominciare dai Patriarchi. Una scelta gratuita che cade su una realtà debole: “Mio Padre era un arameo errante” (o con altra traduzione “…era un arameo ormai vicino alla fine” cioè indebolito dalla carestia che lo spinge ad andare in un paese straniero dove vive senza diritti civili nè cittadinanza). Notare anche l’insistenza del Nome “Signore-tuo-Dio” che diventa come un nome proprio e che definisce il rapporto personale ed esperienziale di ogni israelita con Dio: “Ascolta Israele! Oggi sei diventato il popolo del Signore-tuo-Dio“(Deut. 27,9)
- la liberazione: “Il Signore ci fece uscire…“.
- il dono della terra: “Ci diede questo paese…“.
Il dono delle primizie.
La confessione della fede storica si trasforma in liturgia. Nel testo ebraico, al versetto 10, il termine we’attah si deve tradurre con “perciò” e non (come traduce in modo scialbo la CEI) con “ora“: la fede celebrata nella liturgia nasce dalla fede sperimentata nella storia. La liturgia dei gesti e dei segni diventa espressione di una vita riconoscente e non una poesia da recitare.
Anche il Salmo 91 celebra il <Credo di Israele>, e quindi il nostro <Credo>. Chissà quante volte Gesù lo ha proclamato e pregato! Il Salmo è stato scelto dalla liturgia odierna per l’esplicita citazione, nel testo evangelico, dei versetti “ai suoi angeli darà ordine, perchè essi ti custodiscano” e “essi ti sosterranno con le mani perchè il tuo piede non inciampi in una pietra“. La preghiera e la meditazione del Salmo in versione integrale potrà costituire opportuno nutrimento per questa prima settimana di Quaresima. Il Salmo è usato dalla liturgia della sinagoga ebraica come preghiera della sera e del Sabato. Anche la tradizione cristiana lo usa come Salmo per la chiusura della giornata. S.Bernardo (1090-1153) in un Sermone diceva che questo Salmo era adatto “ad incoraggiare i timidi, ad ammonire i negligenti e istruire chiunque si trovi ancora distante dal traguardo della perfezione“.
C’è un arrivo al Tempio (per pellegrinaggio o per diritto d’asilo politico), un pernottamento nella veglia di preghiera, una partenza per il ritorno alla durezza della vita quotidiana (sera, notte, pieno giorno). Attraverso simbologie e immagini efficaci, benchè un po’ estranee al linguaggio contemporaneo, vengono elencati i pericoli e le prove a cui il fedele è stato e sarà sottoposto: trappole tese, malattie, ostilità aperte (frecce), empi idolatri, pietre di inciampo, disgrazie, colpi mancini, veleni di ogni genere, poteri forti (drago e leoni). Su questo shock esistenziale si stende il balsamo della benedizione sacerdotale che utilizza simboli e immagini di Dio adatti a creare fiducia: il riparo, l’ombra, le ali protettive, lo scudo, il rifugio.
Il <Credo> di Gesù.
Oggi ci viene chiesto di lasciarci <tentare> (saggiare, mettere alla prova, smascherare) sulla nostra speranza di fondo. Su chi contiamo davvero? A chi stiamo dando piena fiducia? Chi ha la nostra fede e fedeltà? La grande riforma socio-religiosa di Giosia, da cui nasce il testo della prima lettura, ci ha rivelato che la fiducia veniva posta in Dio solo sulla base della fedeltà dei suoi interventi. Ora vedremo Gesù che pronuncia il suo <credo storico>. Noi, come singoli e come comunità, possiamo richiamare alla memoria avvenimenti nei quali Dio è intervenuto per noi e sui quali fondiamo la certezza di poter contare su di Lui con fiducia totale? Su chi ci basiamo quando si tratta di decidere qualcosa da cui la nostra vita resta seriamente determinata? Gesù rifiuta di mettere alla prova Dio (ma quale Dio sarebbe, se fosse costretto a giustificarsi davanti a noi? Non saremmo noi a pretendere di essere dio di Dio?). Non bisogna, d’altra parte stupirci per le fratture e le fatiche che questa fedeltà a Dio provocherà. Luca è attento a saldare il Battesimo di Gesù con l’evento delle tentazioni. C’è una strategia che non lascia dubbi non solo per capire la vita di Gesù, ma anche quella della Chiesa: “Ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano“(Luca 22,31).
La tentazione nella vita di Gesù.
La presenza della tentazione lungo tutta la vita di Gesù è storicamente credibile. I racconti corrispondono ad alcuni dati sicuri del Vangelo:
- Gesù pone un rifiuto ad ogni richiesta di un “segno” che sia solo un prodigio per la propria utilità o senza valore spirituale;
- Gesù entra in conflitto di coscienza sulla interpretazione della modalità fallimentare del proprio ruolo messianico;
- Gesù vuole purificare le speranze messianiche dei discepoli.
- C’è una relazione tra Battesimo e tentazione; la vita di fede non è al riparo dalle tentazioni, come dice Siracide 2,1:” Figlio se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione“.
- C’è uno scontro tra due diversi modi di leggere le Sante Scritture.
- Le tentazioni di Gesù sono il paradigma delle tentazioni della Chiesa. Luca chiude il racconto dicendo che “Satana si allontanò da lui per tornare al tempo opportuno” che è il tempo della Passione e il tempo della Chiesa; la confessione di fede fatta da Pietro a Cesarea ne è un esempio: Pietro, dopo aver fatto un’ortodossa dichiarazione di fede (Tu sei il Cristo) non vuol sentir parlare di andare a Gerusalemme (ciò non accadrà mai) e Gesù scaccia il Satana/Pietro (Vai dietro a me, Satana, perchè non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uomini).
Raccogliamo le Parole del giudizio:
Deserto: C’è deserto e deserto; c’è quello costruito dalla nostra mortifera e distruttiva resa e c’è quello preparatoci dallo Spirito come luogo di Rivelazione e di esodo, di parto e di resistenza. Devo decidere in quale deserto accettare la tentazione.
Satana: è una legione di caricature di Dio, di piccoli assoluti pieni di promesse e di pretese. Nel primo deserto, il satana vive subdolamente come parassita nelle pieghe delle stanche abitudini familiari o aderendo, come un polipo, all’anatomia della nostra struttura professionale, politica e religiosa; nel secondo deserto il satana viene stanato, smascherato e diventa aggressivo, pulsante, “altro” da me. Devo decidere con quale Satana convivere.
Dio: “Colui che è” o “Colui che c’è“? E’ una ipotesi o un’esperienza mia che posso raccontare? Devo decidere quale <Credo> vivere e a quale Dio offrire le mie primizie.
Io: nel primo deserto vivo pitturato sull’asfalto delle cose come le strisce pedonali, incollato agli eventi come un nastro adesivo, omologato alle pressioni conformiste; nel secondo deserto vivo in piedi anche se ammaccato, do’ battaglia, amo, penso, obietto, opto, progetto, creo, condivido, abbraccio, piango, desidero, canto e quando mi inginocchio è solo per pregare.
Devo decidere se sopravvivere o vivere.