La maestra delle elementari, davanti alla mia grave difficoltà di capire il significato dello zero, in quanto numero, mi faceva l’esempio di tanti zeri che messi così non avevano valore, ma con un numero davanti acquistavano e riconsegnavano valore. «Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo (Lettera di Paolo ai Filippesi 3,7-8).
Preghiamo. O Padre, fonte di sapienza, che ci hai rivelato in Cristo il tesoro nascosto e la perla preziosa, concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo apprezzare fra le cose del mondo il valore inestimabile del tuo regno, pronti ad ogni rinuncia per l’acquisto del tuo dono. Per Gesù Cristo nostro Signore…
Dal primo libro dei Re 3,5.7-12
In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».
Salmo 118 Quanto amo la tua legge, Signore!
La mia parte è il Signore: ho deciso di osservare le tue parole.
Bene per me è la legge della tua bocca, più di mille pezzi d’oro e d’argento.
Il tuo amore sia la mia consolazione, secondo la promessa fatta al tuo servo.
Venga a me la tua misericordia e io avrò vita, perché la tua legge è la mia delizia.
Perciò amo i tuoi comandi, più dell’oro, dell’oro più fino.
Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti e odio ogni falso sentiero.
Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti: per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,28-30
Fratelli, noi siamo sicuri di questo: Dio fa tendere ogni cosa al bene di quelli che lo amano, perché li ha chiamati in base al suo progetto di salvezza. Da sempre li ha conosciuti e amati, e da sempre li ha destinati a essere simili al Figlio suo, così che il Figlio sia il primogenito fra molti fratelli. Ora, Dio che da sempre aveva preso per loro questa decisione, li ha anche chiamati, li ha accolti come suoi, e li ha fatti partecipare alla sua gloria.
Dal Vangelo secondo Matteo 13,44-52
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
UNO. Don Augusto Fontana
La maestra delle elementari, davanti alla mia grave difficoltà di capire il significato dello zero, in quanto numero, mi faceva l’esempio di tanti zeri che messi così non avevano valore, ma con un numero davanti acquistavano e riconsegnavano valore. «Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo (Lettera di Paolo ai Filippesi 3,7-8).
Nella vita mi perdo dietro a mille cose, non tutte importanti e, comunque, non tutte importanti allo stesso modo. Anche l’esperienza cristiana è fatta di un insieme articolato di iniziative, azioni, obiettivi, non tutti importanti allo stesso modo. Già all’inizio del suo Vangelo, Matteo (6,33) aveva raccolto una serie di raccomandazioni di Gesù che terminano con l’invito: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. L’ebreo – e noi con lui – è invitato a recitare mattina e sera la preghiera dello SHEMA‘ di Deut. 6,4-9[1]:« Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».
La Mishnà, Berakhot [2](IX, 5) commenta così: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore (be-kol levavkha) cioè con entrambi i tuoi impulsi quello buono e quello cattivo; con tutta la tua anima (u-be-kol nafshekha) e cioè perfino se egli ti prendesse l’anima; e con tutta la tua forza (u-be-kol me’odekha) e cioè con tutti i tuoi beni» . Sappiamo che anche a Gesù è stato presentato questo problema quando un giovane si avvicina e gli chiede qual è il comandamento più importante della Legge di Mosè (Mt19,16ss). Un’altra volta Gesù si è trovato nelle condizioni di indicare una graduatoria di obiettivi, quando si trova davanti due donne, Marta e Maria, che esprimono due atteggiamenti interiori a ciascuno di noi o, anche, due categorie di discepoli (Lc. 10, 42). E ci sono anche parole profetiche di Gesù che fanno tremare le gambe ai santi (Mt. 18,8)[3]. Gesù indica priorità insospettate e scandalose per i benpensanti di ieri e di oggi; per certe sue affermazioni si è guadagnato una condanna a morte (Mt.23,23ss)[4]. Si tratta dunque di un problema di non poco conto sia per la nostra celebrazione di oggi che per la vita quotidiana di discepoli. Don Nando Bonati ha suggerito una suggestiva griglia di lettura: « Questo mercante va in cerca di una bellezza unica che ha stregato il suo cuore. Quanta nostalgia in questo mercante! Quante perle ha visto nel suo peregrinare, ma quella ancora no! Da quando ho riletto di questo mercante, mi stanno frullando nella testa i due personaggi misteriosi del Cantico dei Cantici: Ho cercato e non ho trovato…ho cercato e non ho trovato… E finalmente: ho cercato e ho trovato! E lui, il ragazzo, che pensando alla sua amata dice: Sessanta sono le regine, ottanta le altre spose, fanciulle senza numero…ma tu sei l’ UNICA! Dunque l’ingresso al Regno è un ingresso sponsale e, dunque, debbo entrarci con la mia perla, con la mia amata? Dunque l’ingresso al Regno non può essere barattato con perle di poco conto che brillano, sì, ma non hanno il chiarore di quella? Dunque tutte le perle che brillano debbono formare il contorno, la cornice, a quella?».
Ancora oggi il capitolo 13 dell’evangelo di Matteo ci aiuta a celebrare. E’ il capitolo delle Parabole del regno di Dio; parabole che hanno due strati:
- uno più profondo, cristologico (parlano prima di tutto di Gesù),
- uno più affiorante, quello ecclesiologico (indicano alla Chiesa come comportarsi di conseguenza).
Parabole che hanno caratteristiche ed elementi comuni, pur nella diversità delle immagini.
- Livello cristologico. Credo che si possa riconoscere chiaramente che Gesù era uno ben orientato e unificato all’interno di una sola passione: il Padre e il suo Regno. Davanti ai suoi genitori che lo rimproverano perché si era allontanato per tre giorni Gesù rivela subito il suo orizzonte (Lc.2,49): «Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole». E questa passione unificante viene messa a prova nelle tentazioni nel deserto (Mt.4,1) e durante tutta la vita la vive al punto che i suoi lo vanno a cercare per portarlo via perché, dicevano, “E’ fuori di sé” (Mc.3,21). Le parabole dell’uomo che vende tutto per acquistare il campo e il tesoro, o di quel commerciante che si libera dei soldi pur di avere la perla preziosissima, parlano prima di tutto di Gesù: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv. 13,1). Isaia 62,3 rivela che il popolo dei salvati saranno un prezioso gioiello nelle mani di Dio:« Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio». Io, noi, siamo una perla preziosa per la quale Gesù, contro il parere del buon senso, ha dato la sua esistenza pur di farci suoi.
- Livello ecclesiologico. Salomone, nella prima lettura, non chiede né ricchezza, né salute, né vittoria; chiede solo Sapienza e saggezza, un cuore “ascoltante”, docile. Nei nostri sogni e nelle nostre legittime richieste occorre focalizzare e puntualizzare le nostre passioni: «Concedimi di desiderare ciò che chiedi e di godere di quanto concedi». Concedimi un cuore, un centro decisionale attento, disponibile. Il Signore: «Ecco io faccio come tu hai detto. Ti concedo un cuore saggio e intelligente». Il “Padre Nostro” raccoglie i nostri “sogni”.
Scrive P. Ermes Ronchi: «Tesoro: parola magica, così poco usata nella religione, parola d’innamorati, di favole, di storie grandi. E di Vangelo. Che capovolge la vita, contiene tutte le speranze, rilancia tutti i desideri. Un tesoro ci attende: a dire che l’esito della storia sarà comunque felice; che nell’uomo è posto un eccesso di desiderio che nessuna cosa concreta o quotidiana potrà esaurire. Nascosto in un campo: che è il mondo, che è il cuore; e la vita altro non è che un pellegrinaggio verso il luogo del cuore (Olivier Clèment), là dove maturano tesori. Il protagonista vero della parabola non è il contadino, ma il tesoro: Cristo, e la pienezza di umanità che Lui è venuto a portare. Dal tesoro deriva una seconda parola: la gioia, radice della vita, che muove, mette fretta, fa decidere. Noi non avanziamo nella vita a colpi di volontà, ma solo per scoperta di tesori (là dov’è il tuo tesoro, lì è anche il tuo cuore); per passione di bellezza (mercanti che cercano le perle più belle); per riserve di gioia che Qualcuno, uomo o Dio, amore o tesoro, seme o spiga, colma di nuovo[5]».
Andiamo a vedere come alcuni Padri della Chiesa ci aiutano a celebrare e vivere queste parabole.
- Gerolamo[6]: «Questo tesoro, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (cf. Col 2,2s), è il Verbo di Dio, che si rivela nascosto nel corpo di Cristo o le Sante Scritture. ».
- Giovanni Crisostomo[7]: «Le parabole del tesoro e della perla si assomigliano: sia l`una che l`altra fanno intendere che dobbiamo preferire e stimare il Vangelo al di sopra di tutto. Con queste due ultime parabole noi apprendiamo non solo che è necessario spogliarci di tutti gli altri beni per abbracciare il Vangelo, ma che dobbiamo fare questo atto con gioia. Chi rinunzia a quanto possiede, deve essere persuaso che questo è un affare, non una perdita. E come chi possiede la perla sa di essere ricco, ma spesso la sua ricchezza sfugge agli occhi degli altri, perché egli la tiene nella mano, la stessa cosa accade del Vangelo: coloro che lo posseggono sanno di essere ricchi, mentre chi non crede, non conoscendo questo tesoro, ignora anche la nostra ricchezza».
- Agostino[8]:« Solo l`amore distingue i figli di Dio dai figli del diavolo. Se tutti si segnassero con la croce, se rispondessero amen e cantassero tutti l`Alleluja; se tutti ricevessero il Battesimo ed entrassero nelle chiese, se facessero costruire i muri delle basiliche, resta il fatto che soltanto la carità fa distinguere i figli di Dio dai figli del diavolo. Quelli che hanno la carità sono nati da Dio, quelli che non l`hanno non sono nati da Dio. E` questo il grande criterio di discernimento: “Chi infatti ama il prossimo” -dice l`Apostolo – “ha adempiuto la Legge; e, il compimento della Legge è la carità” (Rm 13,8.10). La carità è, a mio parere, la pietra preziosa, scoperta e comperata da quel mercante del Vangelo, il quale per far questo, vendette tutto ciò che aveva».
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[1] cf. Deut.11,13-21; Num.15,37-41
[2] Mishnà significa “ripetizione”; è la più antica opera scritta della letteratura rabbinica risalente al sec. II d.C. E’ una raccolta di tradizioni e norme legislative civili e religiose, redatto perché non andasse dispersa la tradizione orale dopo la distruzione del Tempio del 70 d.C. Fa parte del Talmud che è un commento scritto alla Legge orale, composto in un arco di 5 secoli in due edizioni, il Talmud di Gerusalemme e il Talmud Babilonese.
[3] « Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno.».
[4] « Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate le decime al Tempio e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. …. pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all`interno sono pieni di rapina e d`intemperanza…. rassomigliate a sepolcri imbiancati belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d`iniquità.».
[5] Come un tesoro nascosto(28-07-2002)
[6] In Matth. II, 13, 44-46
[7] In Matth. 47, 2
[8] In Ioan. Ep. 5, 7