Prima gli italiani! Prima la razza ariana! Prima i cattolici! Prima i praticanti! Prima i preti! Prima i maschi! E avanti così, verso identità forti, progrom selettivi, enclaves etniche o religiose, teologie e politiche settarie. Da sempre fu così e forse, ahimè, sempre sarà. Anche nella storia di Israele maturò rozzamente la separazione tra i figli eletti di Isacco e i discendenti del bastardo Ismaele, cani impuri: «Il bastardo e nessuno dei suoi discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nell’assemblea del Signore. L’Ammonita e il Moabita non entreranno nell’assemblea del Signore. Non cercherai mai la loro pace né la loro prosperità, finché tu viva» (Deut 23,1-3). La prospettiva universalistica, tuttavia, corre come un fiume carsico, nella Rivelazione dei profeti e non solo; sappiamo che Rut era Moabita e il racconto del libro omonimo contrasta proprio le norme sopra citate; Matteo inserirà la straniera “proibita” addirittura nella linea genealogica di Gesù (Mt 1,5).
Preghiamo. O Padre, che nell’accondiscendenza del tuo Figlio mite e umile di cuore hai compiuto il disegno universale di salvezza, rivestici dei suoi sentimenti, perché rendiamo continua testimonianza con le parole e con le opere al tuo amore eterno e fedele. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
Dal libro del profeta Isaia 56,1.6-7
Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».
SALMO 66 Popoli tutti, lodate il Signore.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
Dalla Lettera di Paolo ai Romani, 11,13-15.29-32
Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti? Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
Dal Vangelo secondo Matteo 15,21-28
Uscito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, di quei luoghi, venne fuori e si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio [kakòs daimonizetai=malamente indemoniata]». Ma egli non le rispose parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Mandala via [apòluson auten], perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
SE NON IL PANE DEI FIGLI, ALMENO LE BRICIOLE. Don Augusto Fontana
Prima gli italiani! Prima la razza ariana! Prima i cattolici! Prima i praticanti! Prima i preti! Prima i maschi! E avanti così, verso identità forti, progrom selettivi, enclaves etniche o religiose, teologie e politiche settarie. Da sempre fu così e forse, ahimè, sempre sarà. Anche nella storia di Israele maturò rozzamente la separazione tra i figli eletti di Isacco e i discendenti del bastardo Ismaele, cani impuri: «Il bastardo e nessuno dei suoi discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nell’assemblea del Signore. L’Ammonita e il Moabita non entreranno nell’assemblea del Signore. Non cercherai mai la loro pace né la loro prosperità, finché tu viva» (Deut 23,1-3). La prospettiva universalistica, tuttavia, corre come un fiume carsico, nella Rivelazione dei profeti e non solo; sappiamo che Rut era Moabita e il racconto del libro omonimo contrasta proprio le norme sopra citate; Matteo inserirà la straniera “proibita” addirittura nella linea genealogica di Gesù (Mt 1,5).
Qualche testo profetico aveva già tentato, ogni tanto, di annunciare che anche Sodoma, Gomorra e Ninive si possono convertire (cf. Giona 3,10: «Dio vide che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia e si impietosì») e che Gerusalemme e il Tempio saranno aperti a tutti (“Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore resterà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli e affluiranno ad esso i popoli” Michea 4,1; cf. Isaia 2,2-3; “la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli” Isaia 56) e che anche gli stranieri saranno benedetti da Dio: «In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore dell’universo: “Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità”» (Isaia 19, 23-25).
Il lungo periodo storico, che va dal V secolo a.C. ai tempi di Gesù, vede dunque convivere due anime religiose che oscillano fra universalismo ed esclusivismo, fra identità ed inclusione, purezza e meticciato, prudenza istituzionale e imprudenza profetica. Gesù vive dentro questa convivenza, con una progressiva simpatia per i pagani e i loro territori («uscito di là [cioè dagli scribi e farisei dei vv. 1-9], Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidòne», l’odierno Libano). I tre vangeli sinottici, nei loro racconti e catechesi, mantengono sotto traccia il sapore di questa tensione presente nelle loro comunità. Secondo loro Gesù a volte dice “Andate![1]”, a volte dice “Non andate![2]”.
Paolo di Tarso (Turchia) ebreo della diaspora greco-ellenistica, circonciso, fariseo fondamentalista, insieme con pochi altri si dedicherà ai pagani non circoncisi, non esiterà ad autodefinirsi “apostolo delle genti” (Rom. 11,13), infrangerà tradizioni religiose antiche senza consultare per ben tre anni il Vaticano di allora, creando non poco scompiglio nella Chiesa di Gerusalemme, chiusa e timida. Matteo scrive questo testo nell’anno 80 circa quando già era scoppiata nella chiesa la crisi provocata dalla “rottura” di Paolo nei territori non giudei.
Una donna straniera converte Gesù?
Occorre cercare di capire l’atteggiamento di Gesù nel Vangelo di oggi. Il suo, inizialmente, è un atteggiamento duro. Non facilmente comprensibile. Se noi chiedessimo un favore a qualcuno e questi non ci rispondesse o ci desse del “cane” penso ci offenderemmo. Se chiamassimo il 118 e chiedessimo con urgenza un’ambulanza, come reagiremmo se il centralinista ci rispondessero come ha fatto Gesù?
* Ed ecco una donna Cananèa, di quei luoghi, venne fuori e si mise a gridare… Prima della preghiera c’è un grido. Poi una preghiera (“Signore, figlio di Davide!”) dal sapore stranamente ebraico sulla bocca di una Cananea. Questa donna sa di avere un problema e ha il coraggio di chiamare il problema per nome: «Mia figlia è malamente indemoniata [kakòs daimonizetai]». Il primo requisito per essere guariti è riconoscere di essere malati.
*Non le rivolse neppure la parola. E può accadere che Dio non risponda. Resti in silenzio. E’ l’esperienza più difficile per un credente. Anche per noi che facciamo esperienza del Risorto come un Dio assente, lontano, estraneo, straniero.
* “Mandala via [apòluson auten], vedi come ci grida dietro!”. Il verbo greco “apoluo” l’abbiamo trovato domenica scorsa quando i discepoli avevano chiesto a Gesù: “Congeda la folla”, quasi per dire allo sposo: “Divorzia da questa tua sposa infedele!”. I discepoli non dicono “Salvala, non vedi come sta soffrendo” ma “Cacciala via!”. Probabilmente era insistente. Ma pare che Gesù non si scocci. “Bussate e vi sarà aperto” (Luca 11,9); “E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?” (Luca 18,1-8).
* Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele… La risposta di Gesù è sconfortante. E’ questo il momento più difficile della preghiera cristiana: quando ci sembra che Gesù ascolti gli altri ma non noi. Quando ci pare che Dio ci consideri di serie B, rispetto ad altri, che ci sembrano “eletti” o più meritevoli di noi. Dio tace, e pure i fratelli diventano un ostacolo alla nostra preghiera. Ma questa donna grida ancora, senza paura di essere respinta da Gesù e dalla sua Chiesa.
* Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui. E’ un gesto liturgico, come tutto il racconto è una grande liturgia di gesti, parole, ascolti, grida, preghiere. Come le nostre liturgie domenicali. Con una proclamazione di fede pasquale: “Signore!”. Ripetuta tre volte.
*ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. Benchè le vie di Dio per noi restino un mistero, anche una briciola (e non il pane intero che avevamo chiesto noi) ci basta. Anche Maria, sua madre, a Cana, gli aveva chiesto qualcosa. E anche a lei, Gesù aveva risposto secco: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. Anche lì la Chiesa aveva ottenuto un’altra “briciola”, capace di rendere felici due anonimi (e simbolici?) sposi.
* Davvero grande è la tua fede, ti sia fatto come desideri! Scrive Ermes Ronchi: “La straniera delle briciole, uno dei personaggi più simpatici del Vangelo, mette in scena lo strumento più potente per cambiare la vita: non idee e nozioni, ma l’incontro. Gesù era uomo di incontri, in ogni incontro realizzava una reciproca fecondazione, accendeva il cuore dell’altro e lui stesso e ne usciva trasformato, come qui. Una donna di un altro paese e di un’altra religione, in un certo senso, “converte” Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare da Israele. No, dice a Gesù, tu non sei venuto per quelli di Israele, tu sei Pastore di tutto il dolore del mondo. Donna, grande è la tua fede! Lei che non va al tempio, che prega un altro Dio, per Gesù è donna di grande fede. Non ha la fede dei teologi, ma quella delle madri che soffrono».
Scrive don Marco Pozza[3]: «Non ci sono cani e figli, sgualdrine e sante, pii e miscredenti. L’unica divisione, anche l’unica differenza, è tra chi lo cerca e chi pensa d’averlo in tasca. Capita che Dio, un giorno, lo trovino prima i lontani, perché i vicini manco si sono accorti di trattenerlo in mano nell’eucaristia. Capita: e, quando capita, Dio va in estasi».
[1] Mt 22,9 andate ora agli incroci delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
[2] Mt 10,5 Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani.
[3] Giovane presbitero vicentino, giornalista scrittore, confidenziale intervistatore di Papa Francesco in numerose rubriche televisive su TV2000, cappellano presso il carcere di massima sicurezza di Padova, laureato alla Pontificia università Gregoriana.