1 gennaio 2023
BENEDIRE E CUSTODIRE

Theotokos “Madre-di-Dio”, è il titolo attribuito ufficialmente a Maria nel Concilio di Efeso del 431. Alcuni Padri del Concilio suggerivano un termine più attenuato: invece del titolo di Theotokos, proponevano quello di Christotokos, “Madre di Cristo”; ciò venne visto come una minaccia alla dottrina della piena unità della divinità con l’umanità di Cristo. E venne confermata l’attribuzione  a Maria del titolo di Theotokos, Madre di Dio.

1 Gennaio 2023.

Preghiamo. Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte le donne,  hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad accogliere il tuo dono. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
 Dal libro dei Numeri 6, 22-27
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

 Salmo 66  Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati  4,4-7
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

BENEDIRE E CUSTODIRE. Don Augusto Fontana
La liturgia della Parola di questo primo giorno del nuovo anno ci parla, tra le altre cose, della benedizione. Nella prima lettura é Dio che benedice l’uomo. Nella seconda lettura é l’uomo che benedice Dio, gridando a Lui: “Abbà!”. Nel Vangelo sono i pastori che, tornando da Betlemme benedicono Dio per tutto ció che hanno visto e udito. A capodanno chiediamo a Dio la sua benedizione, in modo speciale.
Ma cos’é una benedizione?
In ebraico il verbo bārak  significa dotare di forza vitale e il sostantivo berākā  significa forza salutare, vitale. I due termini hanno anche il significato di inginocchiarsi e ginocchio che in oriente sono un eufemismo, cioè un modo attenuato e indiretto, per indicare gli organi sessuali maschili. In sintesi: benedire significa trasmettere la propria capacità generativa ad un altro rendendolo fecondo. L’azione del benedire è unica, si può dare cioè una sola volta nella vita e non può più essere revocata. In Genesi 27 Giacobbe, complice la madre, inganna il padre Isacco e ruba la sua benedizione che era destinata invece a Esaù suo fratello maggiore. Esaù, appena se ne rende conto, corre dal padre e implora per sé la benedizione, ma il padre Isacco non può fare nulla perché benedicendo il figlio minore, che per questo resterà benedetto per sempre (v. 33), si è svuotato definitivamente di tutta la sua capacità generativa. Con buona pace dei cattolici che continuano a chiedere benedizioni di muri di case, indumenti, oggetti… Quando Dio “benedice” lo fa una sola volta per sempre e la sua benedizione non ha scadenza come le mozzarelle! Il problema allora non è “continuare a chiedere delle benedizioni dal prete”, ma “vivere da benedetti”. Quando nella Liturgia il presbitero “benedice” il popolo, non duplica, non moltiplica, ma invita a fare memoria dell’unica, originaria e irrevocabile benedizione della Creazione e del Battesimo. Semmai è come se dicesse «Dio ci ha benedetti una volta per tutte in Cristo. Ora andiamo e viviamo da benedetti».
1) Benedetti noi.
Chiediamo la benedizione di Dio sull’anno nuovo, sui nostri progetti, sulla salute, sul lavoro. “Benedire” prende il suo significato dal greco “eu-loghia” che significa “dire-bene”. Se Dio ci bene-dice, vuol dire che dice-bene-di-noi: é contento, approva cio’ che stiamo facendo. “Porranno il mio nome sugli israeliti” é un’espressione semitica che indica il favore divino. Questo é il sogno che abbiamo tutti: avere il favore di Dio, avere Dio dalla nostra parte. In fondo: “Se Dio é per noi, chi sarà contro di noi?” (Rom 8,31). Dio talvolta “dice-bene-di-noi” (ci benedice). C’è una pagina della Bibbia che ci spiega il senso della benedizione di Dio. All’inizio del libro di Giobbe, viene raccontata una strana scena, che si svolge in cielo: si tratta di un dialogo tra Dio e satana. Dio dice a satana: “Hai visto il mio servo Giobbe? Nessuno é come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio e sta lontano dal male”. La pagina ci ricorda anche l’elogio che Gesù fa di Giovanni Battista (Matteo 11,11): «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Ecco una magnifica benedizione! Dio dice bene di Giobbe e di Giovanni Battista e di ogni “piccolo”. Come quando dei genitori si vantano di un figlio e ne dicono bene. E in questo momento, Dio sta dicendo bene di noi? É qualcosa che dipende anche da noi. Questo é uno dei motivi per cui la prima lettura, parlando della benedizione agli israeliti, ha tutti i verbi al congiuntivo, non all’indicativo: ti benedica, ti protegga, faccia brillare, ti sia propizio, rivolga, ti conceda… Perché questi desideri di Dio su di te divengano realtà c’é bisogno di te. Anche nella liturgia si dice sempre “Vi benedica Dio onnipotente…”, oppure “il Signore sia con voi”, oppure “Dio onnipotente abbia misericordia, perdonivi conduca”…Benedire non é qualcosa di automatico, e neppure un gesto magico. É il sigillo e l’approvazione che Dio pone sulle nostre scelte, sulla nostra vita vissuta secondo la sua Parola. Noi spesso ci teniamo tanto che gli altri parlino bene di noi! Siamo più preoccupati della benedizione degli uomini, che di quella di Dio. Oggi la Parola di Dio ci mette una pulce nell’orecchio: l’unica cosa che conta é il punto di vista di Dio. “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Lc 6,26).
2) Benedetto Dio!
Ma c’é un altro aspetto che emerge dalla liturgia di oggi. La Parola di Dio ci mostra come anche l’uomo debba benedire Dio. Sembrerebbe assurdo! Quando l’Ebreo benedice Dio usa sempre il participio passato passivo bārûk-benedetto perché in Dio la benedizione è uno «stato» permanente della sua persona, mai un augurio. L’ebreo non dice «Sia benedetto Dio!» (che indica un compiersi nel tempo) ma «Dio è Benedetto». Ma tale benedizione, che esce dalle nostre labbra, é possibile solo se Dio ci dona il suo Spirito, ci dice la seconda lettura. É lo Spirito che grida nel nostro cuore la benedizione più grande: “Abbà, Padre!”. Senza lo Spirito Santo é difficile benedire Dio. I nostri occhi si fermano alla superficie, non riescono a vedere a un palmo dal naso. La carne fa resistenza. Molte persone non riescono più a dire-bene di Dio, da molti anni. Sono rimaste ferite da sofferenze e prove: hanno attribuito a Dio il male ricevuto. Perché dovrei dire-bene di Dio? Solo lo Spirito Santo può aprire i loro occhi e far vedere loro oltre. Il primo frutto della presenza dello Spirito é questo desiderio di bene-dire. Finalmente lo Spirito Santo ci fa vedere Dio com’é, ci fa riconoscere il suo volto. Nel Vangelo abbiamo sentito come, i pastori assistono all’apparizione dell’angelo “e la gloria del Signore li avvolse di luce”. É questa luce che permette loro di riconoscere Dio in un bambino, come anche di diventare testimoni delle meraviglie di Dio e di benedirlo, lodarlo e glorificarlo per ogni cosa.
Un anno per  benedire e custodire.
Scrive Bonhoeffer sei mesi prima di venire impiccato dai nazisti: «La cosa principale è che si tenga il passo di Dio, che non si continui a precederlo di qualche passo, ma nemmeno che si resti indietro di qualche passo» (Resistenza e Resa, 1969, pag. 163).
Nel Vangelo di oggi si dice che, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo, i pastori “andarono in fretta” a Betlemme. Come aveva fatto prima Maria, dirigendosi “in fretta” verso la casa di Elisabetta. Tanto Maria come i pastori colgono l’urgenza dell’ “oggi” e di fronte al quale non è ammissibile nessun ritardo o disattenzione. E’ l’atteggiamento del credente che cerca di stare al ritmo dei passi di Dio. Destinatari della buona notizia si trasformano in annunciatori della medesima e iniziano “ad annunciare ciò che l’angelo aveva detto di questo bambino“.
Si sottolinea, anche, l’atteggiamento di Maria: “Maria da parte sua custodiva questi eventi e li meditava nel suo cuore“. Il verbo greco tradotto come “conservare” è syntereo, che significa letteralmente “custodire con accuratezza qualcosa di prezioso e di valore“. L’altro verbo tradotto come “meditare” è il verbo greco symballo, che significa letteralmente: “mettere insieme due realtà che sono separate”, “confrontare“. Suppone un atteggiamento dello spirito che crea sintesi, che riesce a trovare una logica in mezzo a cose o situazioni apparentemente senza senso. Luca, quindi, descrive Maria come una discepola che legge continuamente gli avvenimenti per scoprire il loro significato più profondo, modello per ogni credente, chiamato a scoprire il mistero e la presenza del Dio della vita nella quotidianità e nell’ordinario di ciascun giorno. Il testo termina con la glorificazione e la lode dei pastori che hanno potuto sperimentare ciò che Dio ha annunciato loro.

 PREGHIERA DI BENEDIZIONE.
Su tutti noi sia il sorriso del Padre, la vita di Gesù e la forza dello Spirito perché con l’aiuto di Dio possiamo custodire la Parola e meditare gli eventi, diventando benedizione feconda per chiunque incontriamo nel nostro cammino. Amen! Amen!

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