CHI SONO


   2022. Sto navigando verso i 82 anni di battesimo e 54 di presbiterato di cui 26 come preteoperaio, 12 anni come collaboratore parrocchiale e 12 come parroco. Ora ho ottenuto il pensionamento o quasi: sono responsabile dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, celebro in aiuto ad una parrocchia di periferia di Parma, svolgo volontariato presso il Carcere da 22 anni. La Licenza in teologia presso la facoltà lateranense non mi ha certo trasformato in un teologo; mi senso solo un passacarte, un passaparola, un postino. Gran parte del mio archivio informatico vive del pensiero e della testimonianza di altri a cui sono grato, non trattenendo per me le loro ricchezze interiori. 

   Ho galleggiato come un tronco sul fiume della vita di cui vedo ora la foce, mi sono impigliato in anse e soste, ho accelerato su rive scivolose. Il mio tronco galleggiante ha raccolto frammenti di umanità nelle case degli uomini e stupendi fiori caduti dagli occhi di amici e testimoni o dagli indimenticabili eventi del Concilio Vaticano II, ho lambito il fango dell’iniquità e la creta del vasaio nel carcere, in Ecuador e in Brasile, ho mescolato come ho potuto l’aroma dell’incenso e la puzza della fabbrica, il libro della Parola eterna e le sbiadite carte dell’ufficio. 

   Mi sono chiesto spesso dov’ero mentre la storia del Regno di Dio correva cablata con la storia umana. Ero nel Sestogiorno, tempo di creazione di uomo/donna, tempo di vigilia del settimo Giorno, quello di Cristo. Ero sulla soglia del tempio, quel confine che da sempre divide lo spazio sacro del santuario dallo spazio profano del cortile e della piazza. 

   Sesto giorno e soglia: simboli anche delle indecisioni della fede, dei conati di speranza, delle scelte rinviate, degli equilibrismi, delle mediocrità. Attraverso questa soglia Dio abbandonò il Tempio sotto gli occhi veggenti del profeta Ezechiele che nella scenografia di porte, pertugi e pinnacoli assiste muto alla fuga di Dio da un Tempio inquinato. Su questa soglia l’evangelista Luca mette in ginocchio il peccatore pubblico che trova in essa lo spazio della misericordia di Dio a differenza del devoto fariseo tanto vicino all’altare quanto lontano dalla giustizia di Dio. E’ la soglia dove lo storpio si accuccia quotidianamente a mendicare finché Pietro un giorno gli dice .”Non ho né oro né argento, ma ti do quello che ho. Nel Nome di Gesù Cristo cammina!”.

    In questa zona la Chiesa incontra l’uomo che chiede meno di ciò che gli può essere dato; a volte succede che all’uomo sia dato meno di ciò che ha chiesto. 

E’ la soglia che rappresenta l’inconscio collettivo delle masse cattoliche che, giunte sulla soglia del tempio, ammutoliscono perché su di essa si infrange il sogno di una religione a basso prezzo, si disarticolano le pretese di bigotti, praticanti e devoti. E’ la soglia su cui cadono le briciole di noi ricchi epuloni della religione che ci mondiamo le mani con la tenera mollica del pane di Dio buttandone le briciole ai poveri Lazzaro non ammessi alle diafane liturgie e alle rigorose e arcigne etichette di corte. E’ la soglia dei poveri di Jahwè, dei curvati dal sistema, dei timorati di Dio che con tutti i poveri della terra pregano: ” E’ meglio stare sulla soglia della casa del mio Dio che abitare nelle tende degli empi”(Salmo 84). La croce fu il crinale su sui cessò definitivamente il duello tra Dio e uomo quando fu lacerata la tenda che divideva l’inaccessibile tabernacolo dai cortili calpestati dagli impuri: quando Gesù spirò “il velo del tempio si squarciò da cima a fondo”.

   Vorrei che chi come me si sente un piccolo tronco che scivolando sul fiume della vita si è incagliato sulla soglia del tempio, possa con me sperare che il Signore Gesù esca dal Suo tempio Santo e dal Suo Settimo giorno per visitarci.


 

don Augusto Fontana, 

Parma

338-2277220