Confcooperative. PER CAMBIARE MODELLO DI SVILUPPO
Avvenire 5 OTTOBRE 2024

Festival dell’Economia civile a Firenze

IL MESSAGGIO DI CONFCOOPERATIVE  PER CAMBIARE IL MODELLO DI SVILUPPO
Un nuovo umanesimo dell’economia mettendo al centro le persone e i territori
Maurizio Gardini, presidente Confcooperative.  (AVVENIRE 5 ottobre 2024)

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L’economia civile per un nuovo umanesimo dell’economia. Per mettere al centro del modello di sviluppo le persone e i territori perché alla crescita del Pil deve far seguito la crescita del BES. È questo il messaggio che Confcooperative porta alla VI edizione del Festival dell’Economia Civile di Firenze la città simbolo dell’umanesimo dove lanciamo forte il messaggio dell’economia civile. Vanno rivisti i modelli di crescita e di sviluppo. Abbiamo molti, troppi esempi che ci dicono che quando l’economia risponde innanzitutto alla remunerazione del capitale accentua le diseguaglianze. Le famiglie in povertà assoluta sono 1,9 milioni, erano 800.000 nel 2005. Il 12% di italiani hanno scelto, secondo il Censis, di non curarsi per mancanza di disponibilità economica pur avendone bisogno. Nella fascia 18-35 anni abbiamo 2 milioni di Neet. A questi ragazzi prima che un lavoro dobbiamo dare una speranza, un orizzonte. Anche la Commissione Europea ha rivisto i modelli economici a taglia unica. Il ruolo delle cooperative è crescente ed è sempre più riconosciuto dall’Unione Europea. Nelle recenti norme sulle comunità energetiche, sulle piattaforme digitali e gestione dei big data, così come nella programmazione dell’assistenza sociosanitaria, per finire al piano d’azione di crescita che poggi su un ecosistema imprenditoriale plurale.  L’impresa cooperativa, con 176.000 imprese e 4,7 milioni di persone occupate è uno dei motori dell’economia sociale e civile che conta in Europa una platea più estesa composta da 2,8 milioni di imprese che danno lavoro a oltre 13,6 milioni di persone e rappresentano l’8% del Prodotto interno lordo europeo. E lo siamo anche in Italia dove rappresentiamo l’8% del Pil, diamo lavoro a 1,3 milioni di persone e rappresentiamo 12 milioni di soci. Un’occupazione di qualità, un’occupazione controcorrente che premia le donne che rappresentano il 61% dei nostri occupati, in un Paese in cui 1 donna su 4 lascia il lavoro per assistere un anziano o un minore. Le cooperative nascono per questo rispondere a bisogni, dare lavoro alle persone e generare sviluppo sul territorio e sono presenti e attive nella vita di tutti i giorni più di quanto si possa pensare. Dalle cooperative arriva il 25% dell’agroalimentare made in Italy (7 bicchieri di latte ogni 10 prodotti in Italia, 6 bicchieri di vino ogni 10; servizi di welfare a 7 milioni di persone (minori, anziani e persone svantaggiate); oltre il 30% della distribuzione organizzata. Il 23% del credito bancario concesso in Italia arriva dalle BBC (Banche Credito Cooperativo) che sono le uniche banche in oltre 700 Comuni in controtendenza rispetto alla desertificazione degli istituti bancari. La cooperazione di abitazione ha dato casa a 1 milione di famiglie in 70 anni.  Ai settori tradizionali si aggiungono le nuove frontiere del mutualismo dalle cooperative di comunità, ai workers buyout (ovvero le realtà salvate dal fallimento dai soci che le rilevano) alle comunità energetiche. Sulle cooperative di comunità attendiamo ancora la legge quadro nazionale che armonizzi le normative regionali. È un fenomeno che esalta l’autoimprenditorialità, la cittadinanza attiva delle persone. Una leva fondamentale per ridare vita a 5.500 comuni italiani, il 67% della superficie del paese, dove lo stato arretra e il privato speculativo non progetta investimenti, ma dove le persone hanno bisogno di servizi, di lavoro, di restare sul territorio per contrastare il dissesto idrogeologico, per valorizzare le tradizioni eno-turistico-gastronomiche. I workers buyout che rigenerano le imprese in fallimento dove i lavoratori diventano imprenditori di se stessi. Le comunità energetiche, il nuovo modello di produzione di energia elettrica pulita che fa bene ai conti delle famiglie, delle imprese e soprattutto all’ambiente.  Uno «strumento efficace per promuovere e tutelare anche le fasce più vulnerabili della popolazione, orientando l’economia verso il benessere collettivo e concorrendo a promuovere le condizioni che rendono effettivo il godimento dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione». Per sintetizzarla come ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in uno dei passaggi del suo messaggio consegnato alla nostra assemblea.  C’è ancora tanto da fare. Noi ci siamo, per un modello di crescita che, nell’alveo dell’economia sociale italiana ed europea, veda il protagonismo dell’autoimprenditorialità cooperativa che valorizzi persone e territori in un contesto di crescita e di sviluppo ambientale, sociale ed economico sostenibile. 

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