Il cardinale rompe i sigilli. Blitz per riattaccare la luce nel palazzo occupato
di Arianna Di Cori
in “la Repubblica” del 13 maggio 2019
Indipendentemente dal credo religioso, non c’è occupante dello ” Spin Time”, palazzo occupato non lontano dalla stazione Termini di Roma, che non ringrazi Dio per l’intervento del cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa. Per tutti è un eroe, nei suoi pantaloni di lavoro, giaccone tecnico e collarino bianco, mentre si cala nella notte in un tombino romano, strappa i sigilli da una cabina elettrica, traffica con le manopole della media tensione, fa le dovute manovre e infine emerge vittorioso: e luce fu.
Il porporato ha fatto quello che nessuno aveva ancora avuto il coraggio di fare: restituire l’elettricità alle 450 persone ( 170 nuclei familiari con 98 bambini) da 6 giorni costrette a vivere senza luce né acqua calda, ascensori, cucine elettriche, frigoriferi, apparecchiature mediche. « Un gesto di umanità dovuto, davanti alla disperazione in cui si trovavano queste persone » , ha detto padre Krajewski, rivelando di essere stato in Polonia un tecnico nel settore elettrico prima di prendere i voti. C’è del surreale nei fatti accaduti nella notte tra sabato e domenica nella ex sede dell’Inpdap, occupazione abitativa al civico 55 di via di Santa Croce in Gerusalemme, e quartier generale di 25 associazioni culturali. Eppure, ad ascoltare le testimonianze degli occupanti, la presa di posizione del cardinale — dal sapore marcatamente politico — appare come l’unica strada percorribile.
Lunedì scorso, senza alcun preavviso, su ordine del gruppo Hera, cui fa capo il contratto del palazzo, era giunto l’ordine di interruzione coatta della fornitura di elettricità. Causa del distacco una morosità di oltre 300 mila euro contratta in sei anni di occupazione. «Il cardinale è arrivato nel pomeriggio con un furgone carico di regali per i bambini — spiega sorella Adriana Domenici, che collabora con Spin Time da anni — ha detto agli occupanti che aveva parlato col prefetto della situazione dello stabile, pregando in un riallaccio. Ma ha promesso che, in assenza di una rapida risoluzione, sarebbe intervenuto lui stesso. E così ha fatto » . Il religioso si è assunto la piena responsabilità del gesto, lasciando, a scanso di equivoci, un biglietto da visita nel contatore.
«Vogliamo pagare — dice Cecilia Carponi, tra le attiviste del teatro — abbiamo già in programma alcuni spettacoli destinati alla raccolta fondi e il quartiere ci ha mostrato grande solidarietà, ma è disumano privare le famiglie per giorni della corrente». Il Comune di Roma sta riflettendo su una possibile soluzione, e dopo l’atto radicale di padre Konrad, la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, cui spetta la competenza sul territorio, si è dichiarata «a disposizione per aprire un confronto tra tutti i soggetti coinvolti per regolarizzare la situazione degli arretrati con la stipula di un contratto di fornitura elettrica». Intanto sul cardinale pesa un esposto in Procura per la violazione dei sigilli della cabina elettrica, considerata dai tecnici estremamente rischiosa. Il Vaticano sostiene l’iniziativa: «Un atto di umanità » , lo definisce. Il vicepremier Matteo Salvini commenta: « Conto che l’elemosiniere del Papa paghi anche le bollette arretrate». In tutta risposta gli occupanti e gli attivisti oggi si riuniranno in assemblea pubblica autodenunciandosi al motto di “siamo tutti padre Konrad”. In attesa degli sviluppi resta la gioia di chi vive nel palazzone di sette piani. « Questo è un luogo speciale, crogiolo di religioni, culture, ma tutti accomunati da un comune desiderio di rinascita», dice suor Adriana mentre augura un buon Ramadan a un occupante di fede islamica che si avvia alla sua preghiera pomeridiana. Nella struttura operano diverse associazioni legate alla Chiesa: medicina solidale porta il sostegno medico, l’Opera di padre Gabriele s’impegna a fornire pasti alle famiglie.
«Finalmente posso di nuovo usare la lavatrice», dice soddisfatta Maria, originaria dell’Ucraina, mentre stende i panni nel ballatoio. I bambini più piccoli, come il gruppetto capeggiato dallo scatenato Mouad, 6 anni, sembrano i più divertiti dall’insolita situazione: «Abbiamo organizzato delle gare di bicicletta al buio per i corridoi», dice orgoglioso mentre sistema con gli amici la catena di una piccola bicicletta. Ma sua sorella, più grande, non è d’accordo. «È stato terribile —dice — non sono mai uscita dalla stanza, mi sentivo persa nel buio. Per la prima volta qui dentro ho avuto paura ».