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TEMPO DI LAVORO E TEMPO DI VITA

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Il movimento di lotta per la riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore giornaliere è partito dalle lavoratrici e lavoratori a fine 1800. Ovviamente in questi decenni sembra che stia tornando la necessità di rivedere ancora questo dovere-diritto di lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Quindi siamo ancora alla ricerca, come abbiamo sentito dalle interviste, di un’armonizzazione tra tempo di lavoro e di vita È una questione di etica del lavoro che non riguarda solo le organizzazioni imprenditoriali e sindacali ma riguarda anche la coscienza personale ma anche la pastorale stessa. Dove mai si è parlato di questo problema nella catechesi degli adulti o nella formazione dei giovani? Allora è problema etico che riguarda lavoratori e lavoratrici, in particolare con grave ricaduta sulle lavoratrici a causa del loro ruolo genitoriale e anche di cura.

Il tema non è solo di organizzazione di orario ma è culturale su due piani: quello personale e quello collettivo.

Quello personale perché è chiaro che ognuno dei lavoratori rischia di appiattirsi sui ritmi richiesta dall’azienda e anche in nome della produttività. È chiaro che è un modo di coscientizzarsi anche nei confronti del proprio rapporto personale con il tempo di lavoro.

Ma è anche un problema collettivo. Sta già arrivando per le grandi aziende e banche l’occasione di incominciare a pensare alla settimana corta, a parità di salario e di produttività. Potrebbe essere necessaria una legislazione.

Siamo alla ricerca di un lavoro che sia dignitoso ma anche decente dal punto di vita dei lavoratori che hanno bisogno del tempo per la propria cultura, per la propria salute, per il proprio sport, per l’educazione dei figli, per la famiglia.

Occorrono quindi anche delle contrattazioni di secondo livello dove le aziende, i lavoratori e le Organizzazioni sindacali possano sperimentare gradualmente nuove forme, senza indebolire ovviamente la produttività e le performances delle aziende.

Chiudo con una frase di Papa Francesco tra le tante. In una intervista del 2018 diceva così: «Quando la persona non è più al centro, quando fare soldi diventa l’obiettivo primario e unico, siamo al di fuori dell’etica e si costruiscono strutture di povertà, di schiavitù e di scarto».

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