RACCONTO
Il bruco e il suo sogno

Un piccolo BRUCO
B.F. (da Bollettino Salesiano  aprile 2024)

C’era una volta un piccolo bruco che strisciava risoluto con tutta la forza dei suoi minuscoli piedini in direzione del sole. Lo vide una cavalletta e, curiosa com’era, gli domandò: «Dove vai?». Senza rallentare il passo, il bruco rispose: «Ho fatto un sogno questa notte: mi trovavo in cima a quella montagna e potevo ammirare tutta la valle. Mi è piaciuto molto quello che ho visto e ho deciso di realiz­zarlo».
«Sei impazzito? Come puoi pensa­re di arrivare lassù? Per te un sassolino è già un’enorme montagna, una pozzanghera un mare e un rametto una barriera insuperabile!» Il bruchetto neanche l’ascoltava, contorcendosi e strisciando conti­nuava a marciare.
Lo vide uno scarafaggio dalla luci­da corazza nera: «Dove vai, bruco, così di fretta?». Ansimando per la fatica, il bruco rispose: «Ho fatto un sogno e voglio realizzarlo. Salirò su quella montagna per guardare di là il nostro mondo». Lo scarafaggio scoppiò in una gras­sa risata: «Non ci riuscirei neanche io con le mie lunghe e robuste zam­pe. Figurati tu, sgorbietto!» A forza di sghignazzare, si rovesciò a gambe in su, mentre il bruco continuava ad avanzare, un centimetro alla volta, con gran fatica.
Tutti quelli che lo incontravano, ragni, talpe, rane, fiori, perfino un topo non facevano che ripetere lo stesso ritornello: «Lascia perdere. Non ce la farai mai!»
Ma il bruco continuava. Le sue forze però diminuivano finché esausto si fermò per riposare, ma prima si costruì un rifugio per pernottare. Una specie di robusto sacco a pelo in cui si avvolse completamente. «Così starò meglio» si disse.
Tutti gli animaletti del bosco si radunarono per guardare la tomba di quello che consideravano l’ani­male più stupido del mondo, morto di fatica per realizzare un sogno sconsiderato.
Una mattina, con il sole che splen­deva in modo speciale, si riunirono in tanti intorno alla tomba del bruco divenuta un monumento all’insen­satezza, un ammonimento per i folli che si buttano in imprese impossibili. Improvvisamente si accorsero che quel guscio compatto si lacerava e ne emergevano due antenne e poi, piano piano, due stupende ali iridescenti attaccate al corpicino minuscolo di una farfalla che si librò in aria e spalancò le ali mostrandole in tutto il loro splendore.
Tutti gli animaletti tacquero confusi. Avevano avuto torto e si sentirono molto sciocchi.
Il bruco stava per realizzare facil­mente il sogno per cui era vissuto, era morto ed era tornato a vivere: arrivare in cima alla montagna.

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