Racconto
L’UOMO CHE SI FUMO’ LA BIBBIA

L’uomo che si fumò LA BIBBIA
(da Bollettino Salesiano, gennaio 2024)
Wilhelm Buntz venne abban­donato dalla madre da piccolo. Questo trauma lasciò in lui gravi conseguenze. Inquadrato come un “bambino disadattato”, passò da una famiglia all’altra, per oltre 30 volte, senza mai sentirsi veramente “a casa” e a 7 anni iniziò a sognare di diventare un gangster. A scuola divenne presto noto come “Willy bagno di sangue” perché litigava continuamente con i compagni. A 16 anni finì in prigione per la prima volta: nei pressi di Innsbruck, decise di rubare un’auto e provare a guidare. Poco pratico, provocò un incidente. Nello scontro perse la vita un poliziotto, padre di 5 figli, e un’altra persona finì per sempre su una sedia a rotelle. Arrestato e processato, fu condan­nato a 14 anni per omicidio colposo. Dopo la detenzione giovanile, Wilhelm Buntz diventò un criminale a tutti gli effetti. Rapine in banca, traffico d’armi, traffico di esseri umani, omicidio colposo: commise quasi 150 reati e venne finalmente catturato all’età di 22 anni. Al processo, il giudice invitò il padre come testimone, affinché qualcuno dicesse qualcosa di positivo su di lui. Ma quando lo chiese al padre, questi disse in lacrime: “Per favore, per favore, per favore, ripristinate la pena di morte … Non è che non voglia bene a mio figlio, ma non possiamo più sop­portarlo; ha distrutto tutta la nostra famiglia”. Irascibile e infuriato con il mondo intero, venne messo in isolamento. In cella gli venne concesso di tenere solo la Bibbia che gli aveva regalato il cappellano.
Wilhelm non aveva mai avuto una gran simpatia nei confronti di Dio. Anzi. Accettò quel libro perché le sue pagine, fini come la carta velina, erano un ottimo sostitu­to per le cartine di sigarette. Iniziò così a strappare le pagine, e, dopo averle lette ci rollava dentro il tabacco che riusciva a procurarsi di contrabbando e si confezionava delle rudimentali sigarette. Un po’ alla volta finirono in fumo la Genesi e tutto il Pentateuco, i Salmi e libri sapienziali, così come le storie dei profeti. Finché un giorno del 1983 si ritrovò in mano la pagina del vangelo di Matteo in cui era riporta­to il Discorso della montagna.  «Voi siete il sale della terra e la luce del mondo». Questa frase lo mise al tappeto. Lui fino ad allora era stato «veleno amaro e oscurità». «Se hai un piano per me – disse rivolgendosi a Dio – allora devi cam­biarmi e vincermi». E quella Parola, che fino ad allora era finita in fumo, iniziò lentamente ad ardere nel suo cuore.
Cambiò radicalmente e fu graziato. Oggi è sposato e ha due figli. Fino al suo pensionamento, nel 2017, ha lavorato in un’opera per non ve­denti. Quando ripensa al periodo di detenzione, prova solo una cosa: gratitudine. «Sono grato a Dio per ogni giorno che mi è stato concesso di trascorrere in carcere, perché lì ho trovato qualcosa che altrimenti non avrei potuto tro­vare. Ho trovato un tesoro prezioso: sono diventato un credente».

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