Taranto.
Il Vescovo Santoro “diversificare gli investimenti per l’occupazione”.

Taranto.  L’arcivescovo Santoro: «Inaccettabile che Arcelor lasci, trattare ancora»
Mimmo Muolo martedì 12 novembre 2019
Leggi l’intervista integrale in https://www.avvenire.it/attualita/pagine/santoro-ilva

Più che dalla logica del «salva Ilva», bisogna ripartire da quella del «salva Taranto». Serve una regia unica, cioè uno sguardo complessivo sulla situazione, che tenga conto di tutti gli elementi: da quello ambientale alla difesa della salute e della vita, onde evitare che ci siano altre morti, fino al mantenimento dei livelli occupazionali, anche attraverso la riconversione. Una cosa che non si è mai fatta a Taranto e che già 30 anni fa, visitando la città e l’Ilva, san Giovanni Paolo II indicò come prospettiva necessaria, quando disse: è suonato il campanello d’allarme, non si può produrre acciaio ignorando l’ambiente e la vita delle persone. Inoltre bisogna diversificare gli investimenti per l’occupazione. Quindi va preparato il terreno per occupare le persone nel terziario, nell’agricoltura, nella valorizzazione delle risorse del mare, nel turismo, in modo che Taranto non sia del tutto acciaio-dipendente.
Penso che si debba prima di tutto continuare la trattativa con Arcelor Mittal, anche andando incontro ad alcune loro richieste. È inammissibile che il gruppo franco indiano vada via così, praticamente da un momento all’altro. Ma bisogna anche riconoscere che tutto il dibattito politico sullo scudo penale, prima accordato e poi ritirato, non ha certo aiutato ad avere un rapporto sereno con l’azienda.
Sinceramente l’idea della nazionalizzazione non mi convince. L’esperienza dell’Italsider in tal senso insegna. Se Arcelor Mittal dovesse andare via, si potrebbe prevedere un commissariamento temporaneo come soluzione ponte, ma va cercata una cordata italiana solida che possa garantire continuità. Tuttavia, lo ripeto, occorre una regia unica che coordini gli interventi. In questo senso la visita del presidente Conte è un segnale che si vuole andare oltre la contingenza della questione Arcelor sì o no.
Per chiudere l’area a caldo, devi prevedere come occupare 45mila persone in esubero. Io sono a Taranto da quasi otto anni e, come ho già detto, in tutto questo tempo non si è mai costruita un’alternativa occupazionale all’Ilva. Già nel 2013 come diocesi organizzammo un convegno con la partecipazione di studiosi da tutta Italia, i quali ci confermarono che è oggi possibile produrre acciaio senza nuocere all’ambiente. Come del resto avviene a Duisburg in Germania e in altre parti d’Europa. Purtroppo la decarbonizzazione è diventata poi oggetto di polemica politica, ma resta l’esigenza di una innovazione tecnologica. È tempo di andare in quella direzione. Si sono già persi tanti anni.
La posizione della Chiesa è quella che papa Francesco ci indica nella Laudato si’: la crisi ambientale e quella sociale non possono essere separate. Anche il presidente Conte condivide questa impostazione. Perciò la nostra posizione è quella di essere vicini a chi ha perso un proprio caro a causa delle malattie legate all’inquinamento e a chi soffre per la precarietà del lavoro. E poi cercheremo in tutti modi di favorire un dialogo tra le istituzioni. Dobbiamo tutti rivestirci di umiltà e lavorare insieme.

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