Non ci si protegge in un solo Paese
di Danilo Taino
in “Corriere della Sera” del 19 maggio 2021
Ora è ufficiale: una parte non piccola del futuro della Gran Bretagna si decide in India.
La variante del virus che si è sviluppata nel subcontinente dell’Asia ha preso piede con forza in
alcune località del Regno Unito e ha costretto Boris Johnson a un possibile, parziale futuro
ripensamento del programma di riaperture e soprattutto ad accelerare la campagna di vaccinazione.
Lo si sapeva: l’Impero britannico si prese l’India e da allora da quella terra non si può separare. La
variante indiana dimostra però soprattutto qualcos’altro: solo una vaccinazione di massa, globale ci
metterà al riparo dal Covid-19. Non ci sono angoli del mondo che sfuggono a questa realtà: in
Occidente, nei Paesi poveri e persino nelle Nazioni asiatiche che avevano gestito bene la pandemia
nella prima fase.
La variante B.1.617.2, o «indiana», è aggressiva, come si è visto in queste settimane a Delhi, a
Mumbai, a Kolkata. Pare essere il 50% più trasmissibile della cosiddetta variante «inglese» (o del
Kent) che già lo era del 40-60% più del virus originario. In Gran Bretagna è destinata a diventare
dominante. Johnson ha fatto capire che potrebbero esserci ritardi nel ritorno alla piena normalità
nell’Isola, previsto per giugno, ma allo stesso tempo ha confermato le riaperture di lunedì scorso
(cinema, musei, ristoranti e pub anche al chiuso). E ha ridotto i tempi di somministrazione della
seconda dose di vaccino agli ultracinquantenni. Se il primo ministro può affrontare senza panico la
variazione del virus è perché la campagna di immunizzazione nel Regno Unito è stata finora un
successo. Ben diversa sarebbe stata la situazione se sulle sponde del Tamigi si fossero manifestati i
drammi vissuti sulle rive del Gange. Grazie vaccini, insomma. È però evidente che proteggersi in un
solo Paese è, alla lunga, una battaglia che non può essere vinta. Oggi la variante è indiana, nei mesi
scorsi è stata inglese, brasiliana, sudafricana. Altre ne arriveranno.
Ora che le campagne di vaccinazione in Europa e negli Stati Uniti sono avviate, diventa urgente
dare una spinta decisiva all’immunizzazione del resto del mondo, anche per evitare che le varianti si
moltiplichino: nei Paesi poveri e in quelli ricchi che hanno creduto di potere fare a meno della
vaccinazione di massa. La discussione all’Organizzazione Mondiale del Commercio sulla
sospensione dei brevetti sui vaccini andrà avanti a lungo. Nel frattempo, quello che davvero serve è
creare il maggior numero possibile di centri di produzione, su licenza e sotto il controllo delle
aziende che i brevetti possiedono, come già succede in 15 Paesi per il vaccino Oxford-AstraZeneca.
E distribuirli a tutti, anche a chi non li può pagare.
Ma non basterà. Ci sono ostacoli anche di strategia. Succede che la quota di vaccini somministrati
in Paesi che avevano gestito bene la prima fase della pandemia è troppo bassa: il 7,3% in Corea del
Sud, lo 0,14% a Taiwan, il 6% in Nuova Zelanda, il 6% in Australia, il 16% a Hong Kong, l’1% in
Vietnam, il 3,5% in Giappone. Il risultato è che, a causa del ritorno dei contagi, nelle scorse
settimane quasi tutti questi Paesi hanno dovuto reintrodurre misure di contenimento, dai nuovi
lockdown (Taiwan, Giappone) alla chiusura delle frontiere (quasi tutti) fino al blocco dei «corridoi»
fra Paesi che si consideravano Covid-free (Singapore-Hong Kong e per qualche giorno tra Australia
e Nuova Zelanda). È che, in seguito ai successi dell’anno scorso dovuti al tracciamento e ai
confinamenti, in Asia si è radicata l’illusione che si potesse raggiungere lo Zero Covid, cioè
l’eliminazione di ogni rischio senza bisogno di grandi vaccinazioni. Un’idea ora difficile da
superare di fronte alla realtà che la presenza del virus sarà endemica (probabilmente a bassa
mortalità) e globale, che non si supera chiudendo le frontiere e isolandosi. Tanto che, mentre i Paesi
occidentali iniziano a riaprire, parecchie nazioni asiatiche devono chiudere di nuovo, con il pericolo
di tagliarsi fuori dalla ripresa e rimanere vulnerabili. In modo diverso, l’India e il Sud-Est asiatico chiariscono a tutti che l’obiettivo può solo essere
l’immunità di massa e globale. E la si raggiunge con vaccini, vaccini, vaccini