Sono stretto nella morsa tra il dover tacere e il dover nominare questo Nome Misterioso e Nascosto. E chissà quante volte ne ho parlato e scritto a vanvera. Ne dovrò rispondere quando il suo Nome e il Suo Volto mi si riveleranno così come sono e non così come lo ho rappresentato.
Liturgia
Quando mi senti perdonato e amato forse ancora di più dopo il mio errore, è lui, lo Spirito. Quando sento circolare, nelle vene, forza e fiducia mentre affronto la malattia, la vecchiaia o il fallimento, è ancora lui, lo Spirito. Quando riesco a intravedere in profondità, con occhi capaci di sorprendere le gemme più che i rami improduttivi, è ancora lui, lo Spirito.
Dire Ascensione è come dire Pasqua. Ronchi: «Cristo non è salito verso l’alto, ma è andato verso l’intimo delle cose. E le sue mani sono ancora più impigliate nel folto della vita».
Interiorità, trasparenza, impegno. Sono tre tappe di un cammino della vita di fede.
La liturgia ci porta a chiederci non «dov’é Gesù?», ma «dove sta andando?». Non «dove possiamo trovarlo?», ma «dove ci porta?».
«Sei il mio pastore». Non sfuggo la domanda: «Chi guida o anima veramente la mia vita?». La domanda non è solo per i mistici. Quale autorevolezza ha Gesù nella mia esistenza, nel determinare i miei sentieri? Come si esprime la sua leadership sui nostri regimi di vita ecclesiali?
Un viaggio di fuga dalla chiesa, una sosta nella osteriaccia di Emmaus, un eccitato viaggio di ritorno alla chiesa. Praticamente è la mappa del mio cammino: incontro, riconoscimento, annuncio. Praticamente è un Cantico sulla Domenica, un Poema sull’Eucaristia, una catechesi affascinante sui sentieri pasquali di fede borderline.
Dall’utero della Pasqua nasce una chiesa così…
Parlerò dunque del lievito come chiave interpretativa della Pasqua di Gesù e della Chiesa.
Prendere, spezzare, distribuire, dare: sono i verbi eucaristici lasciati da Gesù in eredità a noi. Gesù vuole che moltiplichiamo quei verbi anche nella nostra vita quotidiana.