I gufi sono solenni, regali, ma sono bestiacce della notte, delle macerie e dei paesaggi desolati. Come gli avvoltoi che planano su carogne. Lo confesso: non amo una chiesa lagnosa che piange sul proprio ombelico purulento né quella che gufa su problemi e moralizza su disgrazie, tuona da balconi o da pulpiti su cuori già devastati e gambe infiacchite e piedi sanguinanti. Preferisco i galli, anche quelli che svegliando l’aurora mi ricordano il mio tradimento notturno. Tento di osare l’Avvento, come posso. Perché l’Avvento è il mio gallo mattutino. Che infastidisce i miei sogni delusi, ma mi apre il giorno. A volte i profeti hanno la voce monotona del gufo che annuncia sventure o il grido stridulo dell’avvoltoio. Fanno il loro compito pure così. E incutono inquietudine. Ma anche di inquietudine vive l’uomo. Ne abbiamo bisogno dentro le nostre quiete abitudini che nutrono cancri silenti e che, prima o poi, diventeranno metastasi invasive. Dacci oggi, Signore, la tua inquietudine quotidiana.
Liturgia
Oggi c’è chi nutre ancora attese significative di giustizia e santità ma, a causa della dilazione e dei ritardi, rischia di entrare nella massa di chi non attende più nulla. E mi scopro fra questi. Ci occorre un supplemento di pazienza attiva, di resistenza. C’è un’inquietudine della coscienza che è indizio di sensibilità, di vita, di fede. Con lo scrittore francese Julien Green potremmo dire “Quando si è inquieti si può stare tranquilli”. Non nutriamo più alcuna attesa significativa, soprattutto noi vecchi. Abbiamo gli occhi disillusi rivolti in basso. Ma ce n’è anche per i più giovani: benessere, distrazioni, banalità e superficialità sono come una rete che imprigionano il cervello.
Papa Francesco ha scritto: «“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32). La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli (cfr Mt 25,40)