«Quali sono le esperienze e le forme di presenza del Risorto in mezzo ai suoi?».
Liturgia
Didimo significa GEMELLO. Tommaso ha tantissimi gemelli: ciascuno di noi è gemello di Tommaso e può rendersi conto che il proprio rapporto con Gesù di Nazareth è più o meno come quello di Tommaso ma anche come quello della moltitudine di coloro che erano diventati credenti nella originaria comunità.
Rileggendo i testi biblici di Pasqua possiamo riconoscere, fra altre infinite ricchezze e stimoli, almeno tre parole incandescenti che illuminano e ustionano i discepoli di ieri e noi, presunti discepoli di oggi: fermarsi, guardare/ascoltare, camminare.
E noi, solidali con Barabba.
Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore.
E’ difficile credere in un Dio che non viene a tutelare le nostre soddisfazioni spirituali, le elevazioni mistiche, l’ottimismo decadente e che invece mi dà la croce come unico luogo di lettura della storia. Dio, fonte di insicurezza giusta per i sicuri e fonte di sicura speranza per tutti gli smarriti.
Non avrai altro Dio all’infuori di me e non vi opprimerete a vicenda, né con le cose né nei rapporti. Tutto qui.
Effettivamente è un po’ strana l’immagine di un Dio che chiede morte per far procedere i propri piani. In questi giorni abbondano notizie di qualcuno che approfitta della religione in modo fanatico seminando morte. Eppure non voglio trovare scuse per fuggire da questa pagina forte e tenera, da questo Abramo, esempio di fede anche per me abituato a impegni light, brevi, semiseri, frizzanti. Oggi celebriamo la resistenza della fede nella oscurità del tunnel con in mano la lampada della promessa e della Parola che non elimina la notte ma mi consente di camminare, illuminando un metro dopo l’altro.
In periodo di patti fragili, di contratti a termine, sentir parlare di Alleanza fedele ci sembra roba dell’altro mondo.
Una società che non sa salvare deve ricorrere alla repressione, alla reclusione, alla emarginazione, per difendersi. L’uomo incapace di salvare deve “salvarsi” e la “legittima difesa” può andare anche fino all’uccisione di colui che si ritiene aggressore. Così, incapaci di vincere il male, si “vince” colui che ne è vittima: lo si toglie fuori dai piedi…