QUANDO DARSI DEL “TU” È IMPEGNATIVO
Liturgia
Certo la gioia, come il coraggio, uno non se la può dare, mi direbbe don Abbondio. E allora mi trovo oggi inappetente davanti al piatto che mi ha preparato la Parola di Dio: «Gioisci, esulta e rallegrati… Non temere, non lasciarti cadere le braccia… Rallegratevi nel Signore, in ogni situazione…». Preso da una poco invidiabile anoressia dell’animo, fisso la portata e non mi decido a ficcarci dentro la bocca.
Noi oggi celebriamo la nostra liturgia con Gesù, uomo come noi “escluso il peccato”(Eb 4,15-16). Sì, il mio occhio si ferma su Gesù, concepito uomo immacolato, figlio santo, fratello giusto.
Oggi, nel pieno dell’Avvento, l’occhio si deve fermare sul Santo dei Santi, San Gesù di Nazareth prima ancora che fare l’elogio di Maria che vediamo brillare di luce indiretta colpita dalla luce di Gesù.
Per noi cristiani é difficile attendere il Messia con ansia vigilante e gioiosa, perché l’Incarnazione già realizzata può averci spento ogni tensione. Per noi la trama é senza suspence perchè ne conosciamo la conclusione.
Emerge ormai un cristianesimo senza fede intesa come quella adesione a Gesù Cristo che si traduce in una sequela, in una vita totalmente coinvolta nella sua vita fino, diciamolo chiaramente, alla croce.
Il contemplativo immerso nel silenzio ed ogni atteggiamento di preghiera o di apertura al mistero, provocano nella storia un’irruzione dell’eternità e permettono quelle creazioni di vita e di bellezza che, a loro volta, terranno desti i cuori.
Si disse (ma ora non più, ahimè!) che il cristiano deve tenere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale: occorre «distogliere lo sguardo da…» e «osservare invece…». Gesù educa ancora una volta allo sguardo in profondità: distogliete lo sguardo dalle fumose apparenze religiose e spostatelo su ciò che non è appariscente ma costituisce lo spessore del Regno.
La questione del legame tra l’amore a Dio e l’amore agli uomini è vecchia come la religione.
L’evento accaduto al cieco Bartimeo è il prototipo di ogni cammino battesimale e post-battesimale; anche il consolante oracolo del profeta Geremia rimette in moto gambe anchilosate di deportati ormai seduti sui marciapiedi della propria storia, provoca scariche adrenaliniche nel cuore di straccioni e di non-eroi divenuti un imponente corteo che torna a casa cantando a Dio il pianto del loro andare e la gioia del tornare.
Il servizio diventa “assumere su di sè responsabilmente il destino e la situazione degli altri”. Molti hanno detto che la croce è “pagare al posto di…”; meglio sarebbe dire che l’amore diventa crocifisso quando “paga a vantaggio di…”.