Dov’è Dio? Dove abita? Dove andarlo a cercare? Quanta strada bisogna fare? Abbiamo bisogno di localizzare Dio, di metterlo dentro un tempio fatto di mattoni, dove poterlo onorare, ma anche per metterlo, in modo subdolo, sotto il nostro controllo, sotto formalina.
Liturgia
Una parola-chiave di questa domenica: la novità. Due ambiti ove accade la novità: la città, l’amore. Spesso confondiamo novità con diversità. Spesso si tratta di qualcosa diverso dal primo, ma non necessariamente “nuovo”. Spesso si tratta di robe vecchie riciclate, diligentemente mascherate. Spesso si tratta di trasformismo.
«Sei il mio pastore». Non sfuggo la domanda: «Chi guida o anima veramente la mia vita?». La domanda non è solo per i mistici. Quale autorevolezza ha Gesù nel determinare i miei sentieri?
Oggi i piedi del risorto si posano nelle vicinanze di una pescheria, dove la gente si guadagna volgarmente la pagnotta senza sospettare né attendere mistici incontri.
In nessuna parte del Vangelo è detto che la fede senza dubbi sia più sicura e affidabile della fede intrecciata alle domande.
Il Regno di Dio è simile al lievito, che una donna nascose in tre misure di farina (Lc 13,21).
Il racconto della passione/risurrezione di Gesù è il primo e originario nucleo attorno al quale è cresciuto e si è strutturato il resto del Vangelo.
Anche un processo è, per Gesù, una occasione di evangelizzazione e di invito alla conversione per mettersi in sintonia con la strategia della misericordia o del “perdono attivo”. Anche il peccato è occasione di grazia.
Nel Libro del profeta Giona (3,9) c’è un’espressione sorprendente: Dio, vedendo il pentimento degli abitanti di Ninive, “si convertì”. E’ probabile che l’unico convertito, in questa Quaresima, sarà Dio il quale “tornerà a voltare il suo volto verso di noi, commuovendosi, abbracciandoci e baciandoci “.
E’ dovere permanente della Chiesa scrutare i segni dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo,